venerdì 30 marzo 2012

MIQUEL MARTÍ I POL - PUNT I SEGUIT (PUNTO, CONTINUANDO)




Miquel Martí i Pol, poeta e saggista Catalano, nato a Roda de Ter nel 1929. A 19 anni fu colpito dalla tubercolosi che lo costrinse a letto per un anno, diventò lettore instancabile, e iniziò così una brillante carriera poetica che lo rese il più popolare poeta catalano. Alla sua prima pubblicazione, "Parole al Vento", del 1954, fece seguito, tra le altre, "Quindici Poesie" del 1966, "El Poble" (che significa sia il popolo che il paese, il villaggio) del 1971, "La Fabbrica" del 1972,"La Pelle del Violino" e "Amata Marta" del 1979, "Le Chiare Parole" del 1980 e "Un inverno placido" del 1994.

Insignito del Premio della Critica , del Premio Città di Barcellona (per la Poesia e la traduzione), il Premio d'Onore in lettere catalane nel 1991, la Medaglia d'Oro al Merito in Belle Arti nel 1992, la Croce di San Giorgio, il Premio Nazionale di Letteratura nel 1998 e la Medaglia d'Oro della Generalitat de Catalunya nel 1999. Fu membro della Associatione degli Scrittori in lingua catalana. Morì nel novembre 2003, vittima di una sclerosi multipla che lo affliggeva fin dal 1970.


Di questo poeta abbiamo già parlato, proprio su questo blog - 




PUNT I SEGUIT                                                                PUNTO, CONTINUANDO 
                                                             

Aquest sobrant de mi el contemplo amb una                    Questo avanzo di me, io lo contemplo                       
secreta complaença i em commou                                    con una compiacenza                       
com si no fos un atzucac que em xucla.                            segreta, e mi commuove
Potser no cal descriure l’esperança,                                  quasi non fosse affatto 
potser només sentint-ne el bategar                                    la strada senza uscita che m’ingoia.
ja n’hi ha prou, i els moviments profunds                           Descriver la speranza? Forse non serve. Forse
del sentiment covard val més desar-los                             solo sentirne il palpito è quanto basta, ed i profondi moti
a les remotes golfes de l’oblit                                             del sentimento pavido conviene
perquè la pols i els corcs se n’apoderin.                            celare nei remoti angoli dell’oblio
Dubtaré molt encara i em faré                                            perché polvere e tarli ne prendano possesso.
mil sorprenents preguntes per sentir                                  Io dubiterò molto, di nuovo, e mi porrò
com se m’escapa a poc a poc la vida                                 mille domande impervie per sentire in dettaglio
sense perdre’n detall, i com l’altívol                                    come piano mi sfugge la vita, e come l’albero
arbre que havia estat perd el brancam                               superbo che io fui perde il fogliame,
i espera, nu, que un llamp el redimeixi.                               e, nudo, attende un lampo redentore.



da LLIBRE DE LES SOLITUDS,
Edicions 62 • Empúries, Barcelona, 1997                                                                       Traduzione dalla lingua catalana di Antonino Caponnetto

3 commenti:

  1. Miquel Martí i Pol, l'ho conosciuto personalmente, in Spagna, tre anni circa prima della sua morte. Avevo un progetto di traduzione di molti suoi testi poetici. Mi ha scritto per sapere a che punto ero. Ma io andavo a rilento e la morte del Mestre, del Maestro, per un pezzo mi ha bloccato del tutto... Spero di riuscire a fare almeno un po' di quel lavoro. A. Caponnetto

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  2. Grazie Antonino, sarà un caso ma anch'io ho avuto il mio momento wittgensteiniano; non che lo abbia studiato a fondo ma ero assolutamente attratto dai principi della logica proposizionale e fra Russel, Chomsky e Wittgenstein era una crapula. Fra teoria dei tipi, grammatica generativa e tautologia, vi era da rompersi il capo è vero, ma anche il richiamo ad una forma di pensiero che fosse la più rigorosa possibile nel rapporto fra linguaggio e rappresentanzione. La massima "Il mondo è ciò che accade" in qualche modo mi è servita a non amplificare troppo i contorni della realtà ma soprattutto ad andarci cauto con sublimazioni e demonizzazioni; mentre l'altra, "Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere", l'ho sentita spesso quasi come un'interdizione all'esercizio della "perversione metafisica" o generalmente spiritualista. Insomma due guardiani molto armati contro derive irrazionali o facili fughe parareligiose. Non posso negare il carattere filosofico del mio 'fare poesia' e nemmeno l'esercizio di un'amplificazione del senso letterale (o tautologico) del linguaggio, il che significa essenzialmente aver cercato di riprodurre l'eco emozionale che caratterizza alcune cognizioni strutturali dell'essere e dell'esserci. Il tempo non è un'unità di misura, soltanto. La Storia non è divenire, soltanto. E l'umano non è testa-tronco-braccia-gambe, soltanto. Ed è in quel valore aggiunto, in quella violazione della tautologia che si annida il luogo-non luogo emozionale da cui il fare poesia attinge. In fondo la poesia è una didascalia interiore, a margine della ragione e della coscienza, non per niente spesso si evoca la "musicalità" (del verso), e altrettanto spesso le si affida l'arduo compito di dare forma e voce a quei tratti imponderabili del sentire che, senza la poesia, rimarrebbero l'indicibile, l'inaccessibile, l'ombra scura del discorso esplicito. Insomma, caro Antonino, ci si prova a non far estinguere lo sconcerto dell'anima, ci si prova ad affermare e riaffermare che forse il mondo non è solo ciò che accade ma anche ciò, pur accadendo, non si vede...
    Di nuovo grazie. Di certo avremo ancora modo di leggerci.
    Francesco Palmieri

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    1. Caro Francesco, sono molto contento che, pur avendo scritto di getto, e gravato di un lapsus il primo Satz di Wittgenstein, mi sono accostato abbastanza alla tua poesia. Ti risentirò con piacere. Se ti va, e coi tempi che ti sono concessi, seleziona un altro gruppetto di poesie, per postarle qui. In bocca al lupo
      Antonino Caponnetto

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