giovedì 29 marzo 2012

MIKLÓS RADNÓTI - A LA RECHERCHE







Miklós Radnóti (Budapest, 1909 – Abda, 10 novembre 1944), poeta ungherese, studiò filosofia all'Università di Szeged. Ebreo, non poté esercitare la professione d'insegnante; perseguitato, venne rinchiuso in vari campi di concentramento in Ungheria e Serbia e, infine, fucilato. Nei suoi vestiti, rinvenuti in una fossa comune, fu trovato il suo ultimo taccuino di versi. Nella poesia ungherese del '900, Radnóti è una delle voci maggiormente popolari e tra le più sensibili ai problemi della Polis e alle sue trasformazioni. Lirico pregevole, fu anche ottimo traduttore, in ispecie dei poeti francesi.








A LA RECHERCHE




Antiche, miti sere, il ricordo vi innalza.
Tavola scintillante incoronata da poeti e giovani spose,
dove scivoli, nella melma del passato?
Dov'è la notte in cui gli amici animati, allegri
bevevano il vino in calici iridescenti?


Versi nuotavano attorno al lume delle lampade,
ondeggiavano aggettivi brillanti, verdi sulla cresta spumeggiante del metro e
vivi erano i morti, in patria i prigionieri e i cari amici dispersi,
scrivevano poesie uomini che da tempo sono caduti,
e hanno sul cuore la terra d'Ucraina, di Spagna, di Fiandra.


Alcuni si sono gettati nel fuoco, digrignando, combattevano
solo perché non potevano dire di no
e mentre intorno la compagnia dormiva guardinga
al riparo della sudicia notte, ricordavano
la loro stanza, isola e tana in quel mondo.


Altri hanno viaggiato sigillati nei carri bestiame,
intorpiditi e inermi andavano sui campi minati,
altri, armi in pugno, si sono mossi da soli,
in silenzio, sapendo che la lotta era la loro causa,
ora l'angelo della libertà ne custodisce il grande sonno nella notte.


E altrove...  È lo stesso. Dove sono più le bevute piene di saggezza?
Veloci volarono le cartoline-precetto, si sparpagliarono
i frammenti di poesia, si moltiplicavano le rughe alla bocca
e sotto gli occhi delle ridenti fanciulle,
si appesantivano le ragazze dal passo di fata
negli anni taciturni della guerra.


Dove sono la notte, l'osteria, il tavolo sotto i tigli?
E i sopravvissuti a forza cacciati in battaglia?
Il mio cuore ne sente le voci, la mia mano conserva una stretta di mano,
ne cito le opere, cresce la loro immagine mutila,
la misuro (prigioniero muto) sulla vetta della Serbia folta di gemiti.


Dov'è la notte? Non tornerà più quella notte,
perché la morte dà altri contorni a ciò che è stato.
Siedono attorno al tavolo, si nascondono nel sorriso delle donne,
bevono nei nostri bicchieri i non sepolti
che dormono in foreste lontane, in pascoli stranieri.




(Lager Heidenau tra i monti sopra Žagubica, 17 agosto 1944).




in: POETI UNGHERESI DEL ’900, a cura di Umberto Albini, ERI / Edizioni Rai Radiotelevisione Italiana, 1976







1 commento:

  1. A mo' di commento, mi limito a riportare qui l'ultima strofe della poesia di Radnóti FRAMMENTO:

    (...)
    Ho vissuto sulla terra in un'epoca in cui
    anche il poeta taceva, e forse
    attendeva che di nuovo si levasse la voce
    (nessun altro potrebbe maledire così)
    del Signore dalle parole terrificanti, isaia.

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