domenica 18 marzo 2012

UNA POESIA DI CONSTANTINOS KAVAFIS



Constantinos Kavafis, Un’ombra fuggitiva di piacere, 
a cura di Guido Ceronetti, Adelphi, Milano, 2004.

Aveva trent’anni, Guido Ceronetti, quando scoprì Kavafis. Glielo fece amare una ragazza greca che a Torino gli dava le-zioni, come lui stesso racconta, nei luoghi più incongrui: vecchi cinema, balere, piccole corti con portinaie sospettose. «Non li vidi più, quei poetici occhi d’iso-lana... ma i versi del poeta che le sue labbra con reverenza sussurravano mi accompagnano ancora». Oggi finalmente Ceronetti ci consegna la sua versione di trentasette delle centocinquantaquattro poesie che costituiscono l’intera produzione di Kavafis. E se «il vecchio poeta di Alessandria», come lo chiama Durrell, può esserci «guida nel labirinto d’amore», Ceronetti si fa a sua volta guida amorevole, per noi, nel mondo di Kavafis: restituendoci anzitutto in maniera impeccabile l’andamento musicalmente colloquiale della sua lingua, e facendoci penetrare in quel luogo dello spirito dove il poeta evoca scorci abbaglianti della sua città natale, eventi dell’epoca bizantina o ellenistico-romana, corpi di splendidi giovinetti – «marinai, facchini, prostituti da pochi talleri, tutti rimasti nella sua memoria come monarchi e regine orientali, come Dei della Grecia morta». Scopriremo così che i temi e i motivi della poetica di Kavafis – l’incertezza e la difettosità del piacere, l’inafferrabilità della bellezza, il guardarsi invecchiare consapevoli di desiderare ancora – sono, come conclude lo stesso Ceronetti, «bruciori e malinconie poetiche di chiunque abbia sensibilità e mente».

Dal RISVOLTO che illustra il volumetto, 
in: http://www.adelphi.it/libro/9788845918766 
























CONTATTI / CONTACTS
———————————————————
FacebookCaponnetto-Poesiaperta|Facebook  
______________________________________
______________________________________
















1 commento:

  1. Quando ho letto per la prima volta "Un'ombra fuggitiva di piacere" la mia maggiore sorpresa è stata quella della traduzione dei testi di Kavafis. Ero finalmente davanti a qualcosa di nuovo e inatteso: una traduzione più che "classica" eppure scanzonata, libera e liberatrice. Una traduzione fuor di tradizione. Una sorta di abbaglio majakowskijano, che rendeva tutta nuova, tutta da scoprire la poesia di Kavafis, ma anche la vicenda dell'irriguardoso traduttore Ceronetti.

    RispondiElimina