giovedì 26 aprile 2012

JEAN-CHARLES VEGLIANTE - (SOLO) NOVE POESIE DAL LIBRO: "NEL LUTTO DELLA LUCE"




Bibliothèque d’études italiennes et roumaines - Centre Bièvre, 25 Novembre 2009. 
Da sinistra: Jean-Charles Vegliante, Chantal Saragoni, Abdelwahab Meddeb. 


Plus rien, tu comprends, plus rien ne semble 
te concerner; alors tu n'es plus
au monde, le seul, qui continue
sans toi, sans savoir si tu nous manques. 

Niente, lo vedi, niente sembra
più riguardarti; così tu
non sei più al mondo, il solo, che va avanti
senza di te, ignorando se ci manchi. 

Italianista famoso, attivo da anni sia come docente universitario che come saggista, critico militante e traduttore (è di prossima uscita, fra l'altro, l'ultimo volume della sua mirabile versione metrica della Commedia dantesca), Jean-Charles Vegliante è anche uno dei protagonisti della nuova poesia francese. (...) Una personalità espressiva al tempo stesso limpida e complessa dentro la quale coesistono, arricchendosi a vicenda, l'originale continuatore della tradizione post-surrealista francese e l'appassionato frequentatore della grande poesia italiana da Dante sino a Montale, a Sereni, a Fortini. Un poeta, insomma, esemplarmente europeo, il cui dettato al tempo stesso alto e colloquiale capace di fondere in sé con rigorosa naturalezza istanze realistiche e istanze metafisiche, è reso nella nostra lingua con congeniale complicità da un poeta-traduttore come Giovanni Raboni. 

Nato a Roma, Jean-Charles Vegliante vive a Parigi dove insegna alla Sorbonne Nouvelle. Poeta e traduttore, si è occupato dei testi francesi di Ungaretti e di teoria della traduzione (D'écrire la traduction, 1996). Ha pubblicato di recente Rien Commun (Berlin 2000) e Voci (bilingue, Forlì 2002); ha tradotto la Commedia di Dante, di cui sono già uscite due cantiche e la terza è imminente per i tipi della Imprimerie Nationale. 

AVVERTENZA: 
Quanto sopra riportato in verde scuro è tratto dalla prima e dalla quarta di copertina del libro
Jean-Charles Vegliante, NEL LUTTO DELLA LUCE, traduzione di Giovanni Raboni, Einaudi, Torino, 2004
Del libro citato fanno parte tutti i testi poetici presenti in questo post.








Quelle impatience aussi le matin
quelle petite fièvre
et petite et fière affûtée juste
sous les côtes, fléchette
qui me distrait de ce qui n'arrive
plus ici où tu dors
indifférente et m'aide à refaire
à l'envers le chemin
d'hier (de demain): je commençais
donc par un rythme clair
il me semble, avant le premier thé
et le tabac qu'il faut
pour assurer le prochain désastre 
quand se fêle l'essor. 
Ainsi la page ouvre un nouveau jour.





E, il mattino, che impazienza
che piccola febbre 
piccola e fiera e affilata 
proprio sotto le costole, freccetta 
che mi distrae da quanto non succede 
più qui dove tu dormi 
indifferente e mi aiuta a rifare 
a ritroso il cammino 
di ieri (di domani): cominciavo 
con un ritmo chiaro, mi sembra, 
in attesa del primo tè 
e del tabacco di cui c'è bisogno 
per garantire il prossimo disastro 
quando il volo s'incrina. 
Così apre la pagina un nuovo giorno.




I seguenti quattro testi originali in italiano, i cui titoli abbiamo asteriscati
nonché il successivo testo (lieu de retournement), in originale francese con traduzione in italiano, fanno parte della sezione: Insenatura.




Il sogno bambino* 


Dormi angelo, torna 
all'aurea parola del tuo aldilà. 
Ali di caligine spariscono. 
Un soprassalto di stoviglie 
franate ancora scuote le stanze. 
Non è nulla, ma per te? 
Forse è qui non veduta quella di fuori, 
la femminea forma del vento, 
vaia sibilante 
che tu sai... 
La incontrai, tanto tempo fa – 
«c'est le vent c'est le vent, le céleste élément» 
– pare ieri: ho avuto anch'io 
in qualche dove 
il mio primo minuto di vita. 
Garriva il nastro dorato, 
la striscia nell'erba, 
la ruina. 


(1982)  






Optimo* 


Domani chissà che solitari 
ebeti passaggi dovremo abitare 
convinti da muti tristi amici se 
hanno forza ancora, e che altro 
insieme senza scampo, senza sguardo. 
Ride la piazza chiara ove oscilla 
il cerchio d'ombra d'un gioco infantile. 
Come fugge per noi verso l'ostro! 
Oh come uccide e dispera en plein jour 






Verso S. Martino* 


Autunno noioso si protrae 
nei lunghi pomeriggi di quasi amore 
nei pleniluni candidi 
assiderati già, indifesi... 

Come fai a scrivere così 
a un bambino assente che non conosci, 
senza sapere il fuoco 
chiaroscuro, la scoperta immagine 
elementare che ci condanna 
là nel più fuggente dei suoi sguardi? Eppure 
l'intreccio dei tuoi segni 
arriva fin qui, scalfisce questi mesi. 


(fine ottobre 1985)  





Roma '87* 


Città sierra convulsa 
cada vez que je 
te quiers me fait mal 
sotto cangianti veli 
di stormi ce désir 
che non hai – fa male un poco 
assai inseguire negli occhi 
di giovani ormai brutti 
tutti uguali ormai 
c'est incroyable 
il guizzo furbo di voglia 
vile oscena di avere 
e sul frenetico asfalto fumiga 
la stessa fiammella di nafta 
d'una volta, ricordi – 
e ricordo che ti volevo 
baciare sugli occhi 
(voglio di te solo la sirena 
ma come fare) dài 
non mi guardare più 
mai, pensa alla speranza 
buttata fra i saldi 
i prezzi stracciati 
le voglie sciocche 
dei piccoli... 
città città, un doman tuttavia... 
ma sì





(lieu de retournement) 


Pour parler encore lorsqu'on ne peut plus dire, 
il invoque la force de céder, de se laisser 
balayer à l'intérieur, soumis au souffle brusque 
que tout le traverse, comme arraché au fourreau 
de ses membres, dégainée pulpe sanglante, graine 
qui vibre et souffle et furieusement dévale 
jusqu'à la fin qui est derrière lui, son amont. 





(punto di ritorno) 


Per parlare ancora quando dire è impossibile 
lui invoca la forza di cedere, di lasciarsi 
devastare dentro, arreso al soffio brusco 
che lo attraversa tutto come se 
l'estirpasse dalle sue membra, lo sguainasse, polpa 
sanguinante, seme che vibra e soffre e precipita 
fino alla fine che lo sovrasta, alla cima di sé.




Il testo seguente fa parte della sezione: daRares éclairs sur le versant d'en face... 
(1985-1988)




Can vei la lauzeta mover... 
                                                                                   (B. de Ventadour)


Dans la maison du père, en visite, 
j'ai rêvé que javais les genoux brisés 
pendant que ma tête enflait, remplie 
d'un souffle morne venu des hypogées 
du froid, sombre réserve de songes, 
levain qui touche à l'interdit de la mort.
Quand nous a-t-il blessés de mystère? 
Nous ne voulions que la clarté où se plonge 
entier l'oiseau, sans plus de mémoire 
en sa chute. Au lieu de quelque non prédit 
effroi, l'interminable menace: 
l'abattement, la paralysie 
où nous n'en pouvons plus de devoir attendre 
l'évidence atroce de nos sorts.





Can vei la lauzeta mover... 
                                                                                   (B. de Ventadour)


Nella casa paterna, in visita. 
Ho sognato che avevo le ginocchia rotte 
e che la testa si gonfiava, piena 
d'un soffio tetro venuto su dagli ipogei 
del freddo, cupa riserva di sogni, 
lievito che sfiora l'interdetto della morte. 
Quand'è che ci ha feriti di mistero? 
Noi non volevamo che la chiarezza 
dove l'uccello si immerge intero, senza serbare 
memoria nella caduta. Al posto di non predetti 
terrori, la minaccia interminabile: 
l'abbattimento, la paralisi dove 
eravamo stremati d'aspettare 
l'atroce evidenza delle nostre sorti.




Il testo seguente fa parte della sezione: Sonnets du petit pays entraîné vers le nord.




D'autre part 



Vers le nord c'est ce soir le poème 
qui se laisse entraîner ou même désire 
pleuvoir suivi d'un convoi dolent 
où renaît la pitié, s'oublie la prouesse 
et plus au fond, plus au fond après 
des années ricanantes, perdues, se brise 
en lisant un morceau de ton cœur! 
Vers le nord, c'est trébucher à chaque pas 
dans le rêche lacis de syllabes 
qui disperse les rangs des lecteurs 
pressés, toujours, d'en finir avec les ombres. 
Avec les larmes, c'en est fini, 
sauf par la source étale des  nombres 
qui berce en toi l'absente, l'inconsolable. 






D'altra parte 


Verso nord stasera è la poesia 
che si fa trascinare o forse agogna 
a piovere, seguita da un corteo 
dolente dove pietà rinasce e prodezza s'oblia 
e più in fondo, più in fondo oltre il sogghigno 
degli anni perduti si spezza 
leggendo un brano del tuo cuore! 
Verso nord s'incespica ad ogni passo 
nel ruvido intrico di sillabe 
che disperde le file dei lettori 
ansiosi, sempre, di finirla con le ombre. 
Con le lacrime è già finita, non fosse 
per la sorgente in stanca dei numeri 
che culla in te lei assente, inconsolabile.




Il testo seguente fa parte della sezione: Altre poesie.




Et pourquoi mon amour serait-il un monstre, 
à faire admirer sous le couvert des mots 
qui disent toujours nous ne laisserons pas 
mouriri ce que tu as aimé une fois? 
Mon amour chacun l'a connu, l'a perdu 
dans la misère ordinaire de nos jours, 
la houle longue où tous résistent, puis lâchent, 
la molle saison d'ombres noyées. Il passe 
tout près, parfois tout autre, et meurtri profond 
comme le vôtre, parlant pour tout le monde.





E perché il mio amore dovrebbe essere un mostro 
da far ammirare a forza di parole 
che dicono e ridicono non lasceremo morire 
ciò che un tempo hai amato? 
Il mio amore chiunque l'ha conosciuto, l'ha perduto 
nella normale miseria dei nostri giorni, 
onda lunga dove tutti resistono e poi cedono, 
molle stagione d'ombre annegate. Il mio amore passa 
molto vicino, molto diverso a volte, ferito nel profondo 
come il vostro, e parla per ciascuno. 









4 commenti:

  1. Il presente post sulla poesia di Jean-Charles Vegliante è stato scelto quasi a mo' di dedica verso alcune amiche e amici, tutte e tutti poeti di alto valore e di costante impegno e seria e profonda ricerca, mi riproponevo di avvicinare tutti loro a un poeta raro e dal duplice anzi molteplice linguaggio, ma un poeta che, al di là del restrittivo e superato senso dell'impegno, tipico degli anni 60 / 80 del secolo appena trascorso, mostra un più ampio e personale impegno come costante quotidiana scommessa della propria non certo unica camicia, ma di più della propria intera persona nel solo ammissibile tentativo valido per l'Artista, quella sorta di imperativo categorico che vede coincidere l'Arte con la vita e viceversa. Quale che poi ne sia la conseguenza.

    Antonino Caponnetto

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  2. Grazie per l'ottima proposta. Questa Poesia sfugge al Reale pur conservandone ogni dettaglio. L'emozione rimane intrisa di materia e la materia d'emozione e significanze. A un passo dal toccare, a un passo dall'estinguersi nell'attimo per trovare una dimensione esistenziale che si insegue velocemente. Davvero un'ottima proposta, e ottima la scelta dei testi così vicini a noi se anche risalenti a periodi contemporanei ma già lontani.

    Federica Galetto

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  3. Infatti, l'ultimo suo "Incontri (seguito da Altre Babeli)" conferma queste vostre giustissime osservazioni. Purtroppo, il compianto Raboni non c'è più per tradurre così egregiamente...

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