Bibliothèque d’études italiennes et roumaines - Centre Bièvre, 25 Novembre 2009.
Da sinistra: Jean-Charles Vegliante, Chantal Saragoni, Abdelwahab Meddeb.
(Fonte, per la foto: http://autresvoix.blogspot.it/2009/11/desir-et-elevation-de-ibn-arabi-la-vita.html)
Plus rien, tu comprends, plus rien ne semble
te concerner; alors tu n'es plus
au monde, le seul, qui continue
sans toi, sans savoir si tu nous manques.
Niente, lo vedi, niente sembra
più riguardarti; così tu
non sei più al mondo, il solo, che va avanti
senza di te, ignorando se ci manchi.
Italianista famoso, attivo da anni sia come docente universitario che come saggista, critico militante e traduttore (è di prossima uscita, fra l'altro, l'ultimo volume della sua mirabile versione metrica della Commedia dantesca), Jean-Charles Vegliante è anche uno dei protagonisti della nuova poesia francese. (...) Una personalità espressiva al tempo stesso limpida e complessa dentro la quale coesistono, arricchendosi a vicenda, l'originale continuatore della tradizione post-surrealista francese e l'appassionato frequentatore della grande poesia italiana da Dante sino a Montale, a Sereni, a Fortini. Un poeta, insomma, esemplarmente europeo, il cui dettato al tempo stesso alto e colloquiale capace di fondere in sé con rigorosa naturalezza istanze realistiche e istanze metafisiche, è reso nella nostra lingua con congeniale complicità da un poeta-traduttore come Giovanni Raboni.
Nato a Roma, Jean-Charles Vegliante vive a Parigi dove insegna alla Sorbonne Nouvelle. Poeta e traduttore, si è occupato dei testi francesi di Ungaretti e di teoria della traduzione (D'écrire la traduction, 1996). Ha pubblicato di recente Rien Commun (Berlin 2000) e Voci (bilingue, Forlì 2002); ha tradotto la Commedia di Dante, di cui sono già uscite due cantiche e la terza è imminente per i tipi della Imprimerie Nationale.
AVVERTENZA:
Quanto sopra riportato in verde scuro è tratto dalla prima e dalla quarta di copertina del libro:
Jean-Charles Vegliante, NEL LUTTO DELLA LUCE, traduzione di Giovanni Raboni, Einaudi, Torino, 2004.
Del libro citato fanno parte tutti i testi poetici presenti in questo post.
Del libro citato fanno parte tutti i testi poetici presenti in questo post.
Quelle impatience aussi le matin
quelle petite fièvre
et petite et fière affûtée juste
sous les côtes, fléchette
qui me distrait de ce qui n'arrive
plus ici où tu dors
indifférente et m'aide à refaire
à l'envers le chemin
d'hier (de demain): je commençais
donc par un rythme clair
il me semble, avant le premier thé
et le tabac qu'il faut
pour assurer le prochain désastre
quand se fêle l'essor.
Ainsi la page ouvre un nouveau jour.
E, il mattino, che impazienza
che piccola febbre
piccola e fiera e affilata
proprio sotto le costole, freccetta
che mi distrae da quanto non succede
più qui dove tu dormi
indifferente e mi aiuta a rifare
a ritroso il cammino
di ieri (di domani): cominciavo
con un ritmo chiaro, mi sembra,
in attesa del primo tè
e del tabacco di cui c'è bisogno
per garantire il prossimo disastro
quando il volo s'incrina.
Così apre la pagina un nuovo giorno.
piccola e fiera e affilata
proprio sotto le costole, freccetta
che mi distrae da quanto non succede
più qui dove tu dormi
indifferente e mi aiuta a rifare
a ritroso il cammino
di ieri (di domani): cominciavo
con un ritmo chiaro, mi sembra,
in attesa del primo tè
e del tabacco di cui c'è bisogno
per garantire il prossimo disastro
quando il volo s'incrina.
Così apre la pagina un nuovo giorno.
I seguenti quattro testi originali in italiano, i cui titoli abbiamo asteriscati,
nonché il successivo testo (lieu de retournement), in originale francese con traduzione in italiano, fanno parte della sezione: Insenatura.
nonché il successivo testo (lieu de retournement), in originale francese con traduzione in italiano, fanno parte della sezione: Insenatura.
Il sogno bambino*
Dormi angelo, torna
Dormi angelo, torna
all'aurea parola del tuo aldilà.
Ali di caligine spariscono.
Un soprassalto di stoviglie
franate ancora scuote le stanze.
Non è nulla, ma per te?
Forse è qui non veduta quella di fuori,
la femminea forma del vento,
vaia sibilante
che tu sai...
La incontrai, tanto tempo fa –
«c'est le vent c'est le vent, le céleste élément»
– pare ieri: ho avuto anch'io
in qualche dove
il mio primo minuto di vita.
Garriva il nastro dorato,
la striscia nell'erba,
la ruina.
(1982)
Optimo*
Domani chissà che solitari
ebeti passaggi dovremo abitare
convinti da muti tristi amici se
hanno forza ancora, e che altro
insieme senza scampo, senza sguardo.
Ride la piazza chiara ove oscilla
il cerchio d'ombra d'un gioco infantile.
Come fugge per noi verso l'ostro!
Oh come uccide e dispera en plein jour !
Verso S. Martino*
Autunno noioso si protrae
nei lunghi pomeriggi di quasi amore
nei pleniluni candidi
assiderati già, indifesi...
Come fai a scrivere così
a un bambino assente che non conosci,
senza sapere il fuoco
chiaroscuro, la scoperta immagine
elementare che ci condanna
là nel più fuggente dei suoi sguardi? Eppure
l'intreccio dei tuoi segni
arriva fin qui, scalfisce questi mesi.
nei pleniluni candidi
assiderati già, indifesi...
Come fai a scrivere così
a un bambino assente che non conosci,
senza sapere il fuoco
chiaroscuro, la scoperta immagine
elementare che ci condanna
là nel più fuggente dei suoi sguardi? Eppure
l'intreccio dei tuoi segni
arriva fin qui, scalfisce questi mesi.
(fine ottobre 1985)
Roma '87*
Città sierra convulsa
cada vez que je
te quiers me fait mal
sotto cangianti veli
di stormi ce désir
che non hai – fa male un poco
assai inseguire negli occhi
di giovani ormai brutti
tutti uguali ormai
c'est incroyable
il guizzo furbo di voglia
vile oscena di avere
e sul frenetico asfalto fumiga
la stessa fiammella di nafta
d'una volta, ricordi –
e ricordo che ti volevo
baciare sugli occhi
(voglio di te solo la sirena
ma come fare) dài
non mi guardare più
mai, pensa alla speranza
buttata fra i saldi
i prezzi stracciati
le voglie sciocche
dei piccoli...
città città, un doman tuttavia...
ma sì!
(lieu de retournement)
Pour parler encore lorsqu'on ne peut plus dire,
il invoque la force de céder, de se laisser
balayer à l'intérieur, soumis au souffle brusque
que tout le traverse, comme arraché au fourreau
de ses membres, dégainée pulpe sanglante, graine
qui vibre et souffle et furieusement dévale
jusqu'à la fin qui est derrière lui, son amont.
(punto di ritorno)
Per parlare ancora quando dire è impossibile
lui invoca la forza di cedere, di lasciarsi
devastare dentro, arreso al soffio brusco
che lo attraversa tutto come se
l'estirpasse dalle sue membra, lo sguainasse, polpa
sanguinante, seme che vibra e soffre e precipita
fino alla fine che lo sovrasta, alla cima di sé.
balayer à l'intérieur, soumis au souffle brusque
que tout le traverse, comme arraché au fourreau
de ses membres, dégainée pulpe sanglante, graine
qui vibre et souffle et furieusement dévale
jusqu'à la fin qui est derrière lui, son amont.
(punto di ritorno)
Per parlare ancora quando dire è impossibile
lui invoca la forza di cedere, di lasciarsi
devastare dentro, arreso al soffio brusco
che lo attraversa tutto come se
l'estirpasse dalle sue membra, lo sguainasse, polpa
sanguinante, seme che vibra e soffre e precipita
fino alla fine che lo sovrasta, alla cima di sé.
Il testo seguente fa parte della sezione: da: Rares éclairs sur le versant d'en face...
(1985-1988)
(1985-1988)
Can vei la lauzeta mover...
Dans la maison du père, en visite,
j'ai rêvé que javais les genoux brisés
pendant que ma tête enflait, remplie
d'un souffle morne venu des hypogées
du froid, sombre réserve de songes,
levain qui touche à l'interdit de la mort.
Quand nous a-t-il blessés de mystère?
Nous ne voulions que la clarté où se plonge
entier l'oiseau, sans plus de mémoire
en sa chute. Au lieu de quelque non prédit
effroi, l'interminable menace:
l'abattement, la paralysie
où nous n'en pouvons plus de devoir attendre
l'évidence atroce de nos sorts.
Can vei la lauzeta mover...
(B. de Ventadour)
Dans la maison du père, en visite,
j'ai rêvé que javais les genoux brisés
pendant que ma tête enflait, remplie
d'un souffle morne venu des hypogées
du froid, sombre réserve de songes,
levain qui touche à l'interdit de la mort.
Quand nous a-t-il blessés de mystère?
Nous ne voulions que la clarté où se plonge
entier l'oiseau, sans plus de mémoire
en sa chute. Au lieu de quelque non prédit
effroi, l'interminable menace:
l'abattement, la paralysie
où nous n'en pouvons plus de devoir attendre
l'évidence atroce de nos sorts.
Can vei la lauzeta mover...
(B. de Ventadour)
Nella casa paterna, in visita.
Ho sognato che avevo le ginocchia rotte
e che la testa si gonfiava, piena
d'un soffio tetro venuto su dagli ipogei
del freddo, cupa riserva di sogni,
lievito che sfiora l'interdetto della morte.
Quand'è che ci ha feriti di mistero?
Noi non volevamo che la chiarezza
dove l'uccello si immerge intero, senza serbare
memoria nella caduta. Al posto di non predetti
terrori, la minaccia interminabile:
l'abbattimento, la paralisi dove
eravamo stremati d'aspettare
l'atroce evidenza delle nostre sorti.
Il testo seguente fa parte della sezione: Sonnets du petit pays entraîné vers le nord.
D'autre part
Vers le nord c'est ce soir le poème
qui se laisse entraîner ou même désire
pleuvoir suivi d'un convoi dolent
où renaît la pitié, s'oublie la prouesse
et plus au fond, plus au fond après
des années ricanantes, perdues, se brise
en lisant un morceau de ton cœur!
Vers le nord, c'est trébucher à chaque pas
dans le rêche lacis de syllabes
qui disperse les rangs des lecteurs
pressés, toujours, d'en finir avec les ombres.
Avec les larmes, c'en est fini,
sauf par la source étale des nombres
qui berce en toi l'absente, l'inconsolable.
D'altra parte
Verso nord stasera è la poesia
che si fa trascinare o forse agogna
a piovere, seguita da un corteo
dolente dove pietà rinasce e prodezza s'oblia
e più in fondo, più in fondo oltre il sogghigno
degli anni perduti si spezza
leggendo un brano del tuo cuore!
Verso nord s'incespica ad ogni passo
nel ruvido intrico di sillabe
che disperde le file dei lettori
ansiosi, sempre, di finirla con le ombre.
Con le lacrime è già finita, non fosse
per la sorgente in stanca dei numeri
che culla in te lei assente, inconsolabile.
E perché il mio amore dovrebbe essere un mostro
da far ammirare a forza di parole
che dicono e ridicono non lasceremo morire
ciò che un tempo hai amato?
Il mio amore chiunque l'ha conosciuto, l'ha perduto
nella normale miseria dei nostri giorni,
onda lunga dove tutti resistono e poi cedono,
molle stagione d'ombre annegate. Il mio amore passa
molto vicino, molto diverso a volte, ferito nel profondo
come il vostro, e parla per ciascuno.
Vers le nord c'est ce soir le poème
qui se laisse entraîner ou même désire
pleuvoir suivi d'un convoi dolent
où renaît la pitié, s'oublie la prouesse
et plus au fond, plus au fond après
des années ricanantes, perdues, se brise
en lisant un morceau de ton cœur!
Vers le nord, c'est trébucher à chaque pas
dans le rêche lacis de syllabes
qui disperse les rangs des lecteurs
pressés, toujours, d'en finir avec les ombres.
Avec les larmes, c'en est fini,
sauf par la source étale des nombres
qui berce en toi l'absente, l'inconsolable.
D'altra parte
Verso nord stasera è la poesia
che si fa trascinare o forse agogna
a piovere, seguita da un corteo
dolente dove pietà rinasce e prodezza s'oblia
e più in fondo, più in fondo oltre il sogghigno
degli anni perduti si spezza
leggendo un brano del tuo cuore!
Verso nord s'incespica ad ogni passo
nel ruvido intrico di sillabe
che disperde le file dei lettori
ansiosi, sempre, di finirla con le ombre.
Con le lacrime è già finita, non fosse
per la sorgente in stanca dei numeri
che culla in te lei assente, inconsolabile.
Il testo seguente fa parte della sezione: Altre poesie.
Et pourquoi mon amour serait-il un monstre,
à faire admirer sous le couvert des mots
qui disent toujours nous ne laisserons pas
mouriri ce que tu as aimé une fois?
Mon amour chacun l'a connu, l'a perdu
dans la misère ordinaire de nos jours,
la houle longue où tous résistent, puis lâchent,
la molle saison d'ombres noyées. Il passe
tout près, parfois tout autre, et meurtri profond
comme le vôtre, parlant pour tout le monde.
E perché il mio amore dovrebbe essere un mostro
da far ammirare a forza di parole
che dicono e ridicono non lasceremo morire
ciò che un tempo hai amato?
Il mio amore chiunque l'ha conosciuto, l'ha perduto
nella normale miseria dei nostri giorni,
onda lunga dove tutti resistono e poi cedono,
molle stagione d'ombre annegate. Il mio amore passa
molto vicino, molto diverso a volte, ferito nel profondo
come il vostro, e parla per ciascuno.
Il presente post sulla poesia di Jean-Charles Vegliante è stato scelto quasi a mo' di dedica verso alcune amiche e amici, tutte e tutti poeti di alto valore e di costante impegno e seria e profonda ricerca, mi riproponevo di avvicinare tutti loro a un poeta raro e dal duplice anzi molteplice linguaggio, ma un poeta che, al di là del restrittivo e superato senso dell'impegno, tipico degli anni 60 / 80 del secolo appena trascorso, mostra un più ampio e personale impegno come costante quotidiana scommessa della propria non certo unica camicia, ma di più della propria intera persona nel solo ammissibile tentativo valido per l'Artista, quella sorta di imperativo categorico che vede coincidere l'Arte con la vita e viceversa. Quale che poi ne sia la conseguenza.
RispondiEliminaAntonino Caponnetto
Quale che poi ne sia la conseguenza!!!
EliminaGrazie per l'ottima proposta. Questa Poesia sfugge al Reale pur conservandone ogni dettaglio. L'emozione rimane intrisa di materia e la materia d'emozione e significanze. A un passo dal toccare, a un passo dall'estinguersi nell'attimo per trovare una dimensione esistenziale che si insegue velocemente. Davvero un'ottima proposta, e ottima la scelta dei testi così vicini a noi se anche risalenti a periodi contemporanei ma già lontani.
RispondiEliminaFederica Galetto
Infatti, l'ultimo suo "Incontri (seguito da Altre Babeli)" conferma queste vostre giustissime osservazioni. Purtroppo, il compianto Raboni non c'è più per tradurre così egregiamente...
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