martedì 3 aprile 2012

FEDERICA GALETTO - TRE POESIE






Federica Galetto nasce a Torino. Poetessa, scrittrice, traduttrice, appassionata di lingua e letteratura inglese e americana, scrive sul blog letterario “La stanza di Nightingale”  http://lastanzadinightingale.blogspot.it/  
sul quale pubblica testi poetici di autori italiani e stranieri che traduce personalmente. Nel luglio 2010 pubblica per i tipi di Lietocolle Editore la sua prima raccolta poetica “Scorrono le cose controvento” e nel  2011 la sua prima raccolta di Poesie in lingua inglese “Ode from a nightingale”, Masque Publishing, l’e-book “Silent is the House” (bilingue, Inglese-Italiano), Errant Editions 2011. Sue poesie, racconti e traduzioni sono stati  pubblicati su diverse riviste e blog letterari, antologie edite da Perrone Editore, Mondadori, Lietocolle, L’Arca Felice, fra le altre. Vincitrice del Premio “La vita in Prosa” edizione 2011 e Verba Agrestia 2011. E’ Direttrice della collana “Collages” della Errant Editions Small digital Publisher. Vive e lavora in Piemonte, in un piccolo villaggio del Monferrato. “Stanze del nord” è la sua seconda raccolta poetica edita da Onirica Edizioni, 2012. 
http://www.oniricaedizioni.it/booksheet.aspx?id=50







DESTO LE COSE




Desto le cose                                         
sui fiordi incanutiti                 
dei reperti
portati alla luce da
camminate sotto il sole
Negli anni in fiamme
A sud dei pensieri
Credendo nel sedimento
che ancora giace
Rivedo i tracolli emotivi
sui miei ginocchi
Il volto espressivo
che accaldato sorride
E spalma fra ciglia
le anime scelte
Ma adesso che vedo
se non noi alle corde
del quotidiano e le spade
che le scelte spingono
E ti ricordi quanto luceva
la spalla
e la bocca nel pronunciarsi
flessuosa infinita debolezza
Ritornano a galla
un segmento di luce sparsa
i cingoli tradotti in musica
e spezie
assente il vento
Con le borse vuote
respiro ancora di solo
un soffio spaccato a metà
le calde fratture dei sensi
aperti al puro desiderio
di te
seduto nell’angolo fra
i libri mangiati dal peso
della fame d’esistere nelle
mie sacche fra costole e cuore



di anni che di venti ne avevamo
e cieli ci ospitavano gravidi






dei figli nostri sognati la notte
sulle panchine del parco e nei
viali








CREATA E FATTA IMMAGINE




Creata e fatta immagine
di somiglianze perfette
Che amore essere grande
ai tuoi occhi
Lasciva questa attesa sgranata
nei secondi
perduti di irrisorio fulgore
Non potrò mai essere aperta
sui fiocchi di neve appesi alle mie ciglia
come porta sul prodigo occhio tuo che guarda
Cento e cento mille bocche di fiore
assalgono le mani vuote
posso leggere la tua mente o calcolare
i tuoi millimetri di pelle
assolta come sposa resto
sui gradini della chiesa
ad aspettare il tuo arrivo
da dietro una fronda di quercia
Oh se ti amo non posso dirlo
t’aspetto come si attende un tuono
fra le nubi spesse
Non chiedere mai se sto pensando a te
le strane melodie del cielo ora piovono
ti leggo e ti sento arrivare come il raggio
del mattino sui colli
coperta dal fuoco ti invito a restare
Credimi non so decidere se mai i tuoi occhi
rivedranno i miei attratti
metalli in circostanza magnetica sui corsi d’acqua
e fra le onde
che nello spazio impazzite destano neutroni
e corse di fila sui tetti a guardar la luna
Non pensare mai a me se il tuo fardello
non è peso come peso il mio è su me
Aspettami senza chiedere mai se il pane
che ti porto profuma di me nel cuore








DICHOTOMIA STERILE NEI CONTRAPPOSTI




Dichotomía sterile nei contrapposti
mi pare segnare senza senso univoco
Camminavi le scarpe con tacco a rocchetto
spinto su caviglie mosse
e quei capelli filati di scuri bianchi in lunghezze
Fossero mai state le mani tozze
a impreziosire la tua stizza sedata            
o i miti sguardi d’ortica sulle parole
che irretivano i deboli e sfidavano
gli sprezzanti compiaciuti
Era come sistemare botti nella roccia
sfregando legni interni senza toccarli
Poi le risa confuse attorno alle rughe
quelle d’espressione impresse dal piombo
futile dei denti
S’avvedeva un gesto mansueto sulle spalle
e  risse d’occhi spulciavano brevità di respiro
Che sapevi la vita ringhiava e tu ne facevi arma
dai manipoli astuti a stringer mani fragili
comprimendo tentazioni innocue
da rivestire con fini
No, non trasparivano le pieghe profonde
Era un insolita danza tra la fronte bassa
e la bocca sempre socchiusa
Ma nessuno, quasi, pareva sapere


II
Le successive distanze non giacevano al loro posto
Sembrava che fossero stanche di perdersi
e mordersi la coda nello stesso girotondo
Affinchè vi fosse un segno di cedimento amicale
restammo sedute alle panche di pietra sbirciando
le metriche dei silenzi


serbavo una incomprensione in me
intera di ciò che vedevo e sentivo


III
Educami ad inveire senza arrossire
Con la voce asciutta e senza tono
Di taglio dritto al bersaglio
Che credimi non vedo
Da qui le ombre s’infittiscono alquanto
E sai, vorrei poter parlare senza udire
i coperchi e il baccano che fa il tuo
corpo nel cappotto
imparare a distinguere vero e falso
solo guardando l’erba
Rapporto ogni mio dettaglio ai tuoi fuochi fatui
Rimescolo e rimescolo
Dichotomía sterile nei contrapposti
Senza uscirne vi(v)a





Avvertenza. Le tre poesie sopra riportate sono tratte dalla raccolta: “Stanze del nord”, 
Onirica Edizioni, 2012. 



4 commenti:

  1. Credo proprio che, nel caso di questa Autrice, ci si trovi di fronte a una poetica delle antinomie, della compresenza costante degli opposti, dalla cui inevitabile conflagrazione scaturisce quella vivida luce, talvolta abbagliante, che illumina ogni verso, ogni testo di Federica Galetto. Ed è l’insieme delle possibili opposte verità, delle esistenti opposte realtà, a designare il destino e l’itinerario di questa poesia, che - proprio nella difficoltà di essere - trova se stessa, in forma di bellezza conquistata, pur fra le tempeste e i fortunali che gli eterni contrasti scatenano, mai fra le bonacce della nichilistica negazione, tanto contemporanea a ciò che siamo. Nella poesia di Federica, quello che emerge in tutta la sua rilucente aspra bellezza è l’eraclitea “stupenda armonia dei contrasti”, che fa una cosa sola della poesia e della vita di questa Autrice. E d’altra parte ormai sappiamo bene che “ Beauty is difficult ”, per dirla con Ezra Pound. Un grande “in bocca al lupo”, Federica.
    Antonino Caponnetto

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    1. Ringrazio il padrone di casa Antonino Caponnetto per l'ospitalità e saluto cordialmente tutti coloro che vorranno leggere e soffermarsi. Grazie.

      Federica Galetto

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  2. La tua Poesia, Federica, si è fatta, negli anni, sempre più salda, agile, rigorosa e coerente, nella sua genuina raffinatezza e "necessaria" complessità. Sei, ormai, una voce poetica ineludibile, per questi nostri ultimi tempi, così effimeri e confusi.
    Complimenti.
    Francesco De Girolamo

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  3. Stima reciproca a parte, di cui siamo vicendevolmente consapevoli, credo che sia davvero bello leggere di un'avvenuta crescita, di un' evoluzione nella mia Poesia da parte di chi come te di Poesia si nutre e s'intende Francesco. Un dono per me il tuo passaggio qui, con tutta la gioia che portano in sè le tue parole per me. Un abbraccio caro

    Federica Galetto

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