lunedì 16 aprile 2012

GIANCARLO SERAFINO (A-2) - QUATTRO POESIE





Giancarlo  Serafino (Campi Salentina) ha pubblicato, nel 2003, “Passaggio d’estate”,  Zane Editrice, con presentazione di Giuseppe Vese. Sempre nel 2003 è stato  Premio Athena per la poesia “Nenia che galleggia sull’Adriatico”. Ancora per la Zane Editrice nel 2007 pubblica “Per canto e per amore” con la presentazione di Giuliana Coppola. Nel 2011, per i caratteri di CFR edizioni, pubblica “Poesie sociali e civili”, a cura di Gianmario Lucini, con note di Enzo Rega ed Antonio Spagnuolo. Presente in antologie nazionali: “Impoetico mafioso” “SalentoSilente”, “La giusta collera” Oltre le nazioni, è poeta apprezzato nel web, dove sue poesie appaiono in diversi blog, gruppi letterati e riviste (egli stesso è amministratore del gruppo “Cenacolo”). Docente e Psicologo vive e lavora a Lecce.
Note critiche su questo Autore, interviste, suoi testi poetici si possono trovare su:

                                                                                                   Hanno detto di Giancarlo Serafino:

Maria Grazia Toscano (Corriere Salentino): «Poeta salentino, controcorrente, versatile ed affabile opera sul piano di un “logos interrogante”  che scandaglia l’analisi del valore esistenziale per cogliere il piacere del bello e del divino, sedimentare, filtrare e raccogliere  le  infinite energie provenienti dalla sua particolare sensibilità, infatti  le sue liriche sono profondi messaggi  nei quali l’eticità della vita emerge e si comunica con la determinazione  del tempo di cui si è eredi e quello futuro.La sua poesia può avere un’utilità morale, difatti, analogamente alla religione, alla legge ed alla politica, ad essa si può attribuire un valore etico, d’impegno civile e sociale, lì dove nella nostra civiltà tecnologica, materialistica, arida, che spinge ognuno di noi alla ricerca spasmodica di un proprio tornaconto economico, più che mai essa assume un ruolo centrale, volto a consentire all’uomo di riappropriarsi della sua dimensione spirituale, creativa e “fanciullina”. Essa nasce dall’esigenza di comunicare e dalla necessità di emanciparsi da uno stato di solitudine interiore. »
Antonio Spagnuolo (IL Denaro) [su: Giancarlo Serafino, “Poesie sociali e civili” – Ed. CFR – 2011 – pagg.72 - € 10,00]: «Un tema che propone interrogativi irrequieti e problematici, ricchi di immagini suggestive e tema redatto in poesia, sospesa alle illusioni del subconscio. Qui la tecnica della parola è di sorprendente luminosità, in un lungo colloquio, per il quale la profonda carica umana esalta il pensiero nella ricerca di una realtà quotidiana e sociale e civile , che nel contempo arricchisce e stordisce. “Paesaggi della realtà – scrive Gianmario Lucini nella prefazione – che accompagnano la nostra esistenza, anche quando volgiamo lo sguardo altrove e non vogliamo o possiamo vederla, questa realtà.” La misura è metafora anche quando ogni verità sembra sbandare, quando il pensiero si ferma. Un accordo affidato al segno della psiche, tra le innumerevoli impressioni del sociale, consapevoli di memorie o nostalgie che incombono sulla città, accomunando stagioni o proponendo particolari significazioni. Passaggi che riconoscono il riferirsi al comune pensiero nettamente distinto dalla incursione della fantasia. » 
Anna Maria Curci (Cronache di Mutter Courage): « Si fa presto a dire “poesia civile”. Il problema è percorrerne le strade scansando le partiture per trombone che si offrono solerti e le altrettanto zelanti banalità. 
Dosare Zivilcourage e arte della parola è impresa nella quale si rischia l’osso del collo. Giancarlo Serafino affronta il rischio nella sua raccolta Poesie sociali e civili. Presta la voce a chi voce, per statuto imposto dalle mode di sempre ovvero per condizione dis-umana, non ha: i bambini (degli) ultimi del mondo, i cani (dei) famosi, i naufraghi, i marchiati dalla lebbra dell’esclusione, i perenni inadeguati. » 


Sul nostro blog ci siamo già occupati di Giancarlo Serafino







Corsa




Il susino era alla discesa
lì mi pettinavo carni ed ossa
accecato dalla ginestra
in tasca tre lune ed una lisca.
La corriera passava sottocasa
la tua porta era chiusa 
scricchiolava la mia giostra
nelle vene sale e fiele.


Mi fermai ad una fontana 
l’anima cercava una finestra.
Nel cerchio infilai una scarpa d’acqua 
e scivolai nell’ombra.
Mi attirasti con il miraggio
bianco e rosso lo splendore
non immaginavo la voragine 
dolceamara la convulsione.


Un gatto-ulivo  alla fermata
sfibbiato impettito allineava
vibrisse in alta quota.
Dormi! Che oggi il cielo morde
e le cicale restano mute tra le fronde
orbite di rospi sono le guance.
Dormi! Che s’è disfatto il rito
il Nulla si è incallito
svuota respiri pure all’oceano.


… e la corriera rantolò alla discesa
la porta sempre chiusa, crollata la giostra
il susino pallottolava altro giro di corsa.






E piovono cocomeri




E piovono cocomeri!
Una lama s’è incollata allo specchio
di un vecchio scarno
la pensione divorata in tre giorni…
e la stufa non scalda.


Aspettando … 
Marianna per cinque euro
si fa riprendere la capanna
col videotelefonino
che ha usato pure Gino
al taglio delle vene.


E piovono cocomeri!
Le brughiere della città
si affacciano sul corso
dove piccioni hanno defecato
sulla statua del milite ignoto
e sugli allori deposti
alla faccia di vigili ed osti
che ne danno la caccia…
Chissà se del villaggio
fossi il matto! Che dispetti farei
ai prega-ruba-mangia fideisti
e che libertà!


Aspettando…
mi cadde un ago nella crusca
che impastavo,
mangeremo con la gola roulette russa 
poi il te alla frutta
nel tuo soggiorno con la testa pesante
e il gonfiore …
Insignificante – mi hai detto-
è questa tua pretesa.
Sulla sedia appesa una maglietta
ed una Barbie strangolata
guardavano in alto.
Una strada tracciata da vomeri
dal salotto s’allungava...a vista d’occhio.
Anche in casa piovono cocomeri!






Gelato al pistacchio




Celeste fu quel gelato, se ci attorcigliammo 
a un tavolo quadro, al bar delle tavernelle.
Io con tatto ti seguivo nel tuo gustare.
Che promesse! Mi accarezzavi dita, e con 
occhi di sibilla leggevi sulla mano nodosa 
se arroventava la cosa …
                             Ah un gelato che può fare! 
Fragola/ limone, forse nocciola, 
non ricordo…se non il tuo alito fresco
dalla bocca rosa, e quel rossetto caldo
che imbrattavi di panna…Ah no, era pistacchio
ora ricordo: scolando t’aveva sporcato il tacco…


Il frammento/fotogramma chissà dove abita. 
Certo, nell’anima lo trovi sul bancone come 
in pescheria, ma io chiedo se posso trovare 
una via che porti dove si replica ancor vivo, 
dimensione  di una fantasia senza clessidra.


Poi che ti asciugasti le mani con salvietta
mi guardasti un attimo con occhi gitani, 
vuelta di verde e zafferano sul far della sera
che affogava in un zabaione di voglie.
Ci alzammo in fretta, il cameriere sorrise
e prese la mancia, io la mia paglietta
e ti cinsi stretta, e con te il mare…


Mare-cielo-terra….Dove potrei scavare! 
Il ricordo non mi basta! 
Voglio cingerti ancora in quella sera, 
quando sapevi di pistacchio, tu e il tacco
e ci morsicchiavamo nel w.c. della balera.






Metamorfosi




Son tante le paludi della città
che tu non conosci
e i fetori di strani cori 
che partono dagli angoli
voci di morti o bisbigli
muri con cuori trafitti
lattine e fondi di caffè.


Sono stato albero
in un viale insulso
ed ho aspettato
sulla chioma la tua mano…
invece 
mi ha accarezzato solo neve
bianca e contaminata…


Con la luna bassa sul lucernario
un gatto di metallo raspava la calma
noi sul parquet distesi
avremmo fatto l’amore
paralleli perforandoci gli occhi
e alle labbra avremmo dato miele e vetriolo
per dischiudere una farfalla di farro:
l’immobilità dello stupore
è tutto quel che ci rimane
per settimane e settimane…
rito di una vita blandita
né sconfitta né vinta. 


In questo secolo pescecane
rimango salice strisciante 
visitato da qualche cane
e da qualche trafficante
di profilattici radioattivi.







5 commenti:

  1. Al secondo passaggio sul nostro blog, Giancarlo Serafino si rivela ulteriormente un poeta le cui radici sono variegate e ricche di linfa vitale. La cui anima non richiede alcuna maschera. Egli - al contrario di Eliot - ma come altri grandi nell'Ars Poetica, si mette a nudo nei versi con uno stile e una classe che sono suoi propri. E gli spazi bianchi all'interno dei suoi testi costituiscono il luogo delle emozioni o delle pause riflessive. Perché la sua poesia procede su più versanti. Essa può muoverci al sorriso ironico e divertito, ma anche alle più dolorose e amare emozioni, alle più dure riflessioni. Come un atleta costante, egli ha affinato e irrobustito la sua Téchne al punto da far dire a qualcuno: "Tu sollevi i problemi con un dito". Questo è un fatto: il suo verso è così lieve... Ma penso anche al silente lavoro del poeta, che nel suo quotidiano procede - in solitaria - verso le cime dell'inesprimibile... E citerò in eterno le parole di Pound: "Beauty is difficult". Ma il dito che, senza apparente sforzo, solleva i problemi è anche levato in alto ad ammonire, come nei biblici antichi profeti... Con molti puntini disospensione
    A.C.

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  2. che dirti Antonino mi lasci sempre abbagliato dai tuoi commenti, la tua penetrabilità nella mia poesia è qualcosa che rasenta l'osmosi ;) Grazie di esserti occupato ancora di me! Giancarlo

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  3. L’andamento poetico di Giancarlo Serafino rivela un’attitudine narrativa sicura e significativa; questa sicurezza si svolge sul piano dell’uso linguistico in armonia con i temi trattati.
    Le sue poesie rivelano storie e situazioni psicologiche definite, tratteggiano volti da ogni provenienza.
    Il valore letterario delle poesie di Giancarlo Serafino risiede nell’originalità del semplice, semplice da intendere come autenticità perché il suo dire tende a porsi come denuncia sociale, impegnata e sincera.
    La vitalità della scrittura riflette la brama di vivere.

    (Davide Zizza)

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  4. E' stato un bel viaggio nella tua poesia, toccante per la vividezza dell' espressione poetica e del sentimento Introverso ed estroverso, la verità ci tocca tutti da vicino. Sai ben comunicare immagini ed emozioni,come pochi sanno fare. Davvero lieta di averti conosciuto Giancarlo. Due parole sulle tue poesie , pur nella loro inadeguatezza, ti diranno il mio apprezzamento:
    CORSA - Ricordo di una giovinezza povera e piena di sogni, con le sue speranze e delusioni " In tasca tre lune e una lisca....L' anima cercava una finestra" . Bellissima
    E PIOVONO COCOMERI - I duri colpi che si abbattono sulla dignità delle persone, sulle misere pensioni dei vecchi . La rabbia per chi " prega-ruba-mangia"....
    GELATO AL PISTACCHIO - Ricordo ancor vivo di un incontro al bar, frammento di memoria che si vorrebbe rivivere..."dimensione di una fantasia senza clessidra", senza tempo.
    METAMORFOSI- l' L' attesa di un amore che operi la metamorfosi schiudendo la farfalla. Ma tutto quello che rimane è "neve bianca e contaminata" , il freddo che gela l' anima d' amarezza.
    Sei un vero poeta Giancarlo, è tutto quello che so dirti, ma con animo sincero. Ciao

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  5. ringrazio Cosmo Oliva che mi scrive perché possa postare la sua nota "Ecco il Commento:

    Ed ora che i giochi sono fatti, nel gran casino ove si perde quasi sempre, sorgono problemi e ci si arrovella per trovare altre esperienze per uscire dall'incubo di tutte quelle che hanno portato amarezze e sdegno, disprezzo ed odio per le scene che ancora il mondo mette in visione.
    Ecco la prima scena interpretata da un ragazzo ingenuo che cerca una persona alla fermata di una corriera che sa tenere soltanto le porte chiuse a chi vuole giungere all'appuntamento, ma c' un miraggio, la visione di un'ombra e sfumata dietro i vetri illuminati di una finestra posta in alto. E' quello una dolce ed amara illusione che gli dice che la corsa e le delusioni ricominciano.
    E la pellicola continua srotolarsi dalla pizza e mostra altri fotogrammi di miserie e di stenti ed il solito intervistatore che riprende e descrive la scena per proporla in visione a chi non gliene frega niente della vita e della condizione di un povero pensionato, sul quale pende in eterno la speranza di vedere la fine di quegli stenti, cocomeri, nella solitudine di una casa disadorna e senza luce.
    E tutte quelle cose brutte che si vedono nei vicoli scuri delle città avranno il tempo di trasformarsi in belle visioni, in giardini profumati. Questa metamorfosi il poeta Giancarlo chiede con passione per sè e per tutti coloro che dalla vita sono stati diseredati, chiede che, finalmente si dischiuda la crisalide e la farfalla ritrovi lo spazio di un cieli libero ed ospitale.
    Anche il sapore di un gelato può creare illusioni su illusioni: "Certo, nell’anima lo trovi sul bancone come
    in pescheria, ma io chiedo se posso trovare una via che porti dove si replica ancor vivo, dimensione di una fantasia senza clessidra".
    Si riscontrano nello stile poetico di Giancarlo visioni indistinte di scene che nella società denunciano dolore, ingiustizie e malessere continuo.
    Cosmo Oliva" Colgo l'occasione di ringraziare tutti coloro che hanno prestato tempo e attenzione alla lettura di queste mie. G.S.

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