lunedì 30 aprile 2012

FRANCESCO DE GIROLAMO (A-2) - QUATTRO POESIE




Francesco De Girolamo è nato a Taranto, ma vive a Roma, dove, oltre che di poesia, si occupa di teatro, come autore e regista. Ha pubblicato le raccolte poetiche: “Piccolo libro da guanciale” (Dalia Editrice, 1990), con introduzione di Gabriella Sobrino; “La lingua degli angeli” (Edizioni del Leone, 1997); “Nel nome dell’ombra” (Ibiskos Editrice, 1998) con una nota critica di Gino Scartaghiande; “La radice e l’ala” (Edizioni del Leone, 2000) con prefazione di Elio Pecora; “Fruscio d’assenza” - Haiku della quinta stagione - (Gazebo Libri, 2009); e “Paradigma” (LietoColle, 2010) con introduzione di Giorgio Linguaglossa.
È presente nelle antologie: “Poesia dell’esilio” (Arlem Edizioni, 1998), “Poesia degli anni '90” (Scettro del Re, 2000), “Haiku negli anni” (Empiria, 2005), “Calpestare l’oblio” (Cento poeti italiani contro la minaccia incostituzionale, per la resistenza della memoria repubblicana, 2010), e "Quanti di poesia", (Edizioni L’Arca Felice, 2011).
Si sono occupate criticamente della sua opera, tra le altre, le riviste: “Poesia”, “Folium”, “Poiesis”. “LaRecherche.it” e “Atelier”. 


Di Francesco De Girolamo abbiamo già pubblicato su questo blog altri testi poetici. 








SANGUE DI PIETRA


Tu hai perduto l’ombra della luna
che ti seguiva prodiga e discreta
nell’impeto dei passi controvento
cui ti spingeva il tuo sangue di pietra.

Tu hai perduto il tuo anello tra i rami
del dirupo che porta su alla cima
e le tue ali d’aquila ferita
non hanno dato volo ai tuoi richiami.

Tu sei la pelle lieve tra le spine,
ma di quarzo hai lo smalto e le unghie armate
d’aspro coraggio nato tra i sospiri
d’attese vinte in grida disperate.




AI FUOCHI AZZURRI


Sotto il trepido sole degli addii
lo sguardo era il germoglio di una spina,
era una macchia d’ombra porporina
che il vento vorticava in dondolii.

Un che di noi, perduto nella luce,
rimpiangeva il languore della luna
che indora all’alba i fiumi della brace
non spenta dei bivacchi di fortuna.

Erano troppo presto divampati
i fuochi azzurri dell’appartenenza,
confusi nell’azzurrità più intensa
d’altri cieli remoti, non svelati.




METAMORFOSI


Non è molto quel ramo dietro i vetri
per sapere che fuori impera il niente;
ma è tutto ciò che scorgi e che non vedi
che lo trasforma in una gemma ardente.

Che lo trasforma in una calda rosa
che accende il limitare dello sguardo
della sua sete indomita e operosa;
e ritrasfonde in musica il tuo pianto.


(da “La radice e l’ala” - Edizioni del Leone, 2000)




PARADIGMA


Ho tra le mani il segno che Ti chiesi
quando avevo perduto sguardo e voce:
un raggio e un’ombra tesi su una croce,
e le mani ed i piedi ancora illesi.

Tu hai abitato invano il mio silenzio
quando non eri più nella mia casa:
non era più la mia, per quanto invasa
d’ogni traccia di Te che avesse senso.

E Tu non eri che follia lucente
che suggeriva all’anima accecata
di attraversare quella morte data
per dono, nell’alba imminente.

Non eri più la via, per quanto certa
fosse la strada che mi conduceva
dove la luce, corpo si faceva,
su per l’ascesa faticosa ed erta.

Tu, Desiderio dei presentimenti,
apparso e poi svanito chissà come;
Tu, Negazione dei miei pentimenti
e Pentimento d’ogni negazione.

Non ho che Te per riafferrare il tutto
nella Tua concrezione d’apparenza,
in volti e luci che nella Tua essenza
hanno sgorgato il sangue senza lutto.

E lacerato il velo del Tuo gioco:
ciò che sembrava gelo ed era fuoco:
ciò che sembrava il nulla ed era il cielo:
ciò che sembrava il cielo ed era il frutto
dell’albero del tempo chiuso in poco
più di una stanza, in cui tre cuori soli
vinsero la partita, il giro e il gioco.


(da "Paradigma" - LietoColle, 2010)




Link per chi fosse interessato all’ultima raccolta poetica edita, “Paradigma”: 









9 commenti:

  1. Ho già un poco parlato della poesia e della poetica di Francesco De Girolamo. Ora poiché, malgré moi, la mia attenzione è stata fortemente attirata dall'ultimo testo, "Paradigma", vorrei puntare lo sguardo su un aspetto che contiene, sì, il "come" Francesco scrive (fosse anche solo perché i versi "mostrano sempre se stessi" e dunque si "vedono" e si "sentono"), ma contiene anzitutto l'uomo che egli è, l'uomo che sente di dover essere. Guardiamo come "Paradigma" apre il suo sipario: "Ho tra le mani il segno che Ti chiesi / quando avevo perduto sguardo e voce: / un raggio e un’ombra / tesi su una croce, / e le mani ed i piedi ancora illesi...". In versi come questi, ma in questi in particolare è il senso di una strada e di una meta che solo attraverso la sofferenza e il dolore possono farsi destino - per l'uomo che nell'esempio e nel messaggio del Cristo confida, a cui affida l'intero significato della propria vita, ma: l'intero ed il solo significato della vita umana, il destino stesso del mondo. E, per l'ultimo verso della strofe, il poeta - e l'uomo che egli è - ha "(...) le mani ed i piedi ancora illesi": no, le stigmate del Cristo non sono ancora in lui, nulla è dunque compiuto... tutto è ancora da vivere, da raggiungere, da conquistare. Ma gli spettri del nulla, l'illusorietà del reale, l'assenza di Dio e di sé sono nemici assai potenti, lo smarrimento del senso e del significato della vita possono entrare nel profondo di noi. Tuttavia quando ci si sveglia da un tale torpore, tutte le maschere sono già cadute, tutti gli spettri ci hanno abbandonato, il velo è finalmente lacerato, sicché il poeta, l'uomo, può finalmente di nuovo "vedere" e così riconoscere e raccogliere "il frutto / dell’albero del tempo chiuso in poco / più di una stanza, in cui tre cuori soli / vinsero la partita, il giro e il gioco." E per quanto il discorso non sia chiuso, qui mi taccio, augurandomi di riavere Francesco come ospite, con la sua poesia, che mostra quanto di dantesco e di classico esista oggi, pur fra naturalissimi sperimentalismi e giuste avanguardie.

    Antonino Caponnetto

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  2. Ritrovo con piacere,ospite qui, la Poesia del carissimo Francesco. Sebbene ami tutta la sua Poesia, non nego la mia predilezione per i testi de "La radice e l'ala".

    Tu sei la pelle lieve tra le spine,
    ma di quarzo hai lo smalto e le unghie armate
    d’aspro coraggio nato tra i sospiri
    d’attese vinte in grida disperate.


    Un caro saluto

    Federica Galetto

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    1. Sono sempre particolarmente orgoglioso dell'apprezzamento di una Poetessa straordinaria come te, Federica.
      Veramente, lo sai.
      Un carissimo saluto.
      Francesco

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  3. Grazie infinite, Antonino, il tuo intervento introduttivo è così ricco di preziose tracce di analisi critica e di fertili spunti di ulteriori riflessioni sulla mia poesia, sulla poesia del passato e attuale, da meritare una profonda e articolata replica, sostanzialmente di consenso e vicinanza di pensiero, che mi riservo di elaborare e proporre, opportunamente, più avanti.

    Francesco De Girolamo

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  4. Il dialogo con il Tu che viene amato nonostante ci faccia transitare per dolori e abbandoni, lo trovo coraggioso. Grazie Antonio e grazie Francesco.
    Meth

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  5. Grazie, Meth. Penso anch'io che sia un scelta difficile, di cui a volte si avverte il peso, a volte il profondo sollievo.
    Francesco

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  6. Tramite il mio login, per difficoltà tecniche incontrate da LUCIANNA ARGENTINO ad effettuarne uno utile per poter inviare il suo intervento, riporto qui la copia "salvata" che mi ha gentilmente fatto pervenire via e-mail:
    "Molto interessante e acuta la riflessione direi filosofica di Antonino, giustamente colpito da Paradigma poesia che pure io amo molto e che mi sembra davvero, come un'eco, rimandare tutti i motivi, almeno quelli che ne creano le fondamenta, della poesia di Francesco De Girolamo. Dico questo perché Francesco è poeta a cui nulla sfugge della realtà che ci circonda, nè tantomeno di quella del suo mondo interiore, della sua visione della vita e delle cose, delle persone e dei rapporti che tra esse intercorrono. Consiglio vivamente a tutti la lettura del volume "Paradigma" edito da Lietocolle perché offre una panoramica ampia del suo percorso poetico. Un saluto caro a Francesco e ad Antonino Caponnetto, Lucianna Argentino"

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    1. Scusate le virgolette "..." di "Paradigma" all'interno delle virgolette del commento, da me riportato, di Lucianna, che ringrazio infinitamente. (Nella concitazione della conferma del codice anti-spam, non ho trovato le «caporali» per il suo discorso e non ho pensato agli 'apici' per il titolo del libro...)
      E grazie ancora ad Antonino per l'ospitalità in questo suo prezioso spazio di Poesia Aperta, per la passione e il rigore esemplari con cui lo cura. A presto, certamente, per le tante, splendide, eterogenee proposte di autori che vi si stanno susseguendo.
      Francesco

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  7. Versi da "Antologia", per me, non solo di un percorso di scrittura personale di Francesco De Girolamo, ma della poesia più rilevante di questi ultimi anni, per la maestria stilistica, con un uso della metrica tradizionale davvero superbo, e per l'estrema profondità dello "sguardo".
    Un saluto. Paolo

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