martedì 1 maggio 2012

NABIL MADA - SETTE POESIE INEDITE





Notizia bio-bibliografica

Nabil Mada (Salé, Marocco 1983) è un poeta, traduttore e docente di lingua italiana. Tra le sue pubblicazioni si ricordano: “L’amarezza d’espressione”, “Il groviglio dell’essere”, e “Salé” edite, con il testo a fronte in lingua araba, nel 2012 da « Effigies » ad Urbino a cura di Gabriele Amadori. Nel 2011 ha pubblicato per Transiti Poetici a Napoli “La vita senza vivere”, “Lo spazio geometrico”, “Come il vento” e “Memoria di un poeta” a cura di Giuseppe Vetromile e Alessandro Canzian. “A mia madre”, “Ti ricordi della voce”, “Lettera a mia madre”, invece, sono ormai leggibili, con una auto-traduzione in lingua araba, nell’antologia “L’Amore del Giglio”, uscita nella Collana Scilla presso Samuele Editore a Pordenone nel 2010. Quest'antologia è curata dalla poetessa e scrittrice italiana Maria Luisa Spaziani.








Anthropologia vel symbolum



Se confronti il denaro primitivo
E quello moderno
Emesso da autorità nazionali
Scopri
Che i beni non si possono
Comprare
Le persone sì.
.
Qui la voce si disfa
Corrompendo ceneri di storia.

                                                 Si prostituisce persino con la mente
                                                 CONCEDENDOSI al vento...
.
Il frusciare di sera sfiora
capricciosamente
la notte,
a uno sbocco insinuante di vita.
.
Sotto pieghe del tempo
Si tatua il tuo nome
E non bastano
Le statue
A farti eterno
Ma i fiori che
Hai seminato
All’orizzonte.    




Ombra d’estate



Come trascorre
Taciturna,
Intimidita
Ombra d’estate
Sul volto pietrificato
Dai segni del tempo
Gratuito
E senza tracce.
.
Pensieri sulle strade
Come inchiostro sparso
Sul fiume: donne e uomini
Sfavillano
Mentre fumicosa
L’aria
Gira se ne va.
.
Sui tavoli le risate solcano quadri
Di tormento,
Musica d’angeli bisbigliano
Sbattendo le ali,
Sognando
Un cuore
Senza sentimento.




Guerra



Sono spettri di vita
I sensi profumati
Di silenzio.
.
Non è la cosa cui mirano
Ma la imitano soltanto.
.
L’ombra pervicace
Dello spazio spaventa
il vento
E corre
senza ritorno,
senza destino.
.
Oh Fratelli,
Svegliatevi prima
Che il dubbio cancelli
I vostri ritratti di cuore
E più non vi riconoscete
Nello specchio rotto
Da bambini guerrieri.




Da Tangeri verso le coste spagnole



Volti diletti,
Pensieri
E tormenti
Sbarcano
Da Tangeri
Verso le coste spagnole.
.
A poco a poco il cielo si schiarisce,
Il mare è crudele.
Sussurri di vento
Dibattono la mente:
“Fra poco saremo
Occidentali.”
.
La miseria tatuata
Sulla pelle,
Raggi spenti riflette
Di un sole
Poco fedele.
.
Le idee sono uomini,
Che ogni tanto si voltano
Osservando i minareti
Di una città quasi
Inesistente.

                                                                     -È gigante
                                                                      Lo stretto di Gibilterra
                                                                      Arabo d’origine,
                                                                      Occupato chissà se
                                                                      Dagli inglesi
                                                                      O dagli spagnoli?-

« Siamo arrivati » disse quella voce
E subito suona l’allarme:
« Eccoli gli arabi
Che dopo tanti secoli
Sognano
Il vecchio continente. »
.
Queste erano
Le ultime parole di Ahmed
Prima di sciogliersi nel mare.
Ahmed è un giovane trentenne,
Marocchino di nascita.
Bello, colto e affabile
Ma aveva un solo difetto:
Credeva che fosse un pianeta
La terra
E non ci fossero frontiere
Fra gli esseri umani.




Il senso di perdersi



Fischiava di là dal fiume
Il treno delle cinque di mattino,
Tanti occhi spenti a bordo
Sognano l’ora di arrivo.
 .
Le mura bagnate dal silenzio,
I colori sbiaditi del cielo:
Quante storie, quante famiglie ti nascondevano
quelle case,
Quant’amore?
.
Sveglio mentre tutti muoiono,
Sentivo quella voce discontinua,
 Dolce: “bienvenu au bord du train à destination de Settat”
E immaginavo il volto di Salé
 Dietro i passi perduti.
 .
-Era il rumore
 Nostalgico del perdersi
Tra le dita di una mano,
Sentire i brividi di cuori innocenti,
La brutalità dell’Uomo per il suo simile
E il male che trabocca
Crudelmente
La nostra vita
 Esitante sul mare.-
  .                                                                                (Sarai anche tu fra questi?)
Si ferma il treno,
Il tempo si crogiola
Mentre tutti scendevano
Rimango io e queste parole
Sparse sulle strade voluttuose
Di “Sidi Hajjaj”:
Una creatura di Dio
Ove gli angeli
Non volano.




Il passato che non passa



Taci anche questa volta
Della vita
Travestita in foglio,
Nei libri che ogni tanto
Leggevi
Tra i segni del cielo.
.
Dietro finestrini di ferro e di legno,
Le ragazze, ormai donne
Senza mariti, senza figli,
Osservavano i passeggeri,
Come pioppi giovani sono
Corteggiate dal vento.
.
I ragazzi invece,  evaporati
Nel fumo, sono morti giovani
Mormorava un anziano.
.
La città mi guardava in sospetto:
Cosa sei venuto a fare?
Dicevano quegli occhi spalancati,
Asciutti ancora al vento.
Il passato ho risposto io
Senza nemmeno parlare.
.
Sono tornato dall’impero dei romani
A cercare l’odore di pentole,
La chiave della casa natale in affitto,
La voce delle coppie che litigavano
A cena per la figlia tornata in ritardo,
E di notte quasi
Discretamente
Facevano l’amore
Per non svegliare i figli
Cresciuti
In silenzio.
.
Nella mia città tutto si faceva
In silenzio,
Perfino l’amore, e a volte
Percorrendo i sentieri tenebrosi
Della memoria,
Sentivo la pentola fischiare:
 “A te fortuna e buon viaggio!”
.
Questa è gioventù e la mia città:
Un passato esule,
Straziante ricordo che ormai
 Non mi appartiene.




Bologna al mattino



Al mattino fresco
Seguivi il canto notturno
Degli uccelli che sbadigliano,
I cani randagi
In guardia,
Senza ferocia
Pronti a difenderti.
.
Questo mattino offuscato
Da ventose parole
Torna ad essere insignificante
Movimento di gente:
Chi va al lavoro,
Chi torna dal lavoro, chi.....
Le puttane sono già rincasate
Dopo tanto amore
Sparso di là e di qua sul viale.
.
Questa era Bologna
Al mattino: un insieme
Di portici sudati
dalla pioggia, dalle bottiglie
Di birra raccolte dal cielo:
Era questa Bologna al mattino, sì:
Un gorgoglio di voci faticose,
Un sentimento
Inafferrabile del nulla
Che cammina fino
A piazza Maggiore.  















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6 commenti:

  1. Di questo giovane poeta che non conoscevo, che non posso dire di conoscere ancora, ho letto solo giudizi lusinghieri. Scorrendo le sue poesie su altri blog, ho anche letto molti commenti pieni di affetto e anche di gratitudine per il suo impegno di poeta. Tuttavia alcune cose, attraverso queste sette poesie, ho intraviste e posso dirle qui: c'è come un destino e una strada, che appartengono al poeta che Nabil Mada è e sarà, ma appartengono anche, nello stesso tempo, all'intero patrimonio della grande poesia italiana. Essa non potrà che arricchirsi attraverso le esperienze di quei giovani poeti le cui radici già si innestano e si sviluppano insieme alle nostre, in una stagione che certo sarà inevitabilmente e per fortuna di lunga, forse lunghissima durata. A lenire le inquietudini, le sofferenze, le contraddizioni di una poesia e di un poeta che sceglie per sé di avere una doppia patria so bene che non bastano i versi, la passione per la poesia, proprio perché questa, soprattutto nel caso di Nabil, esprime, sottolinea, afferma tali inquietudini, sofferenze e contraddizioni non solo nel poeta stesso, ma nell'altro da sé e nella storia stessa dei popoli che ne costituiscono, per cosi dire, l'alfa e l'omega...

    Voglio concludere dicendo che sono grato a Nabil per questo "passaggio" sul nostro blog, e mi auguro anzi che possa talvolta ripetersi.

    Antonino Caponnetto

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  2. " Da Tangeri verso le coste spagnole" Il dramma di chi emigra in cerca di fortuna, come Ahned, il marocchino colto, bello, affabile , che credeva non ci fossero frontiere fra gli esseri umani. Piaciuta particolarmente. Come anche "Il passato che non passa", ritorno ad una terra, ad un passato che sembra non appartenergli più . E' il volto del nostro "prossimo" , che impariamo ad amare . Sarà questo il compito della poesia? Anche questo, certo.

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  3. Ho conosciuto Nabil Mada mediante i "transiti" di Giuseppe Vetromile, in cui ero ospite anch'io, e se si può dire, subito sono rimasto folgorato dalla freschezza della sua poesia mediterranea per alcuni versi vicina al mio sentire, e di questo ricordo di averne parlato con Nabil. Lo volli subito presente in Cenacolo e da allora posso dire di conoscere discretamente la sua scrittura, discretamente perché Nabil è pieno di sorprese e questi suoi inediti lo dimostrano, in quanto si allontano leggermente dalla scrittura degli editi:qui le immagini sono più sfumate, ma è più forte e viva la voce del suo dire civile. G.S.

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  4. Felice - sopratutto del commento di GS - d'avere un poco partecipato alla diffusione della poesia di Nabil. Che conosco da anni pur non avendolo mai incontrato de visu. Poi l'ho voluto assolutamente tra gli autori della Samuele Editore. "Una poesia che è e che sarà" dice un commento. E forse è vero. Certo è che si respira un tono "superiore" nei versi di Nabil. Una capacità di elevarsi sopra la propria terra, ma anche sopra l'Europa. Sopra il Marocco quanto sopra tutta il mondo quasi assumesse la posizione che in qualche modo lui stesso ha criticato dicendo "Le ultime parole di Ahmed / Prima di sciogliersi nel mare. / Ahmed è un giovane trentenne, / Marocchino di nascita. / Bello, colto e affabile / Ma aveva un solo difetto: / Credeva che fosse un pianeta / La terra / E non ci fossero frontiere / Fra gli esseri umani". Capacità non banale, questa di guardare gli uomini dall'altro cercando di capirli. Di capire la loro storia. Non banale sopratutto a fronte della giovane età di Nabil. Ma è anche da dire che la sua provenienza culturale molto lo aiuta. La saggezza della sua provenienza culturale, di certo meno conflittuale di quella europea. Nonostante poi nella storia le tangenze si concretizzino troppo spesso in scontri e conflittualità. Direi che alcuni versi su tutti dicono la grandezza "che è e che sarà" di Nabil, e della quale sono convinto fin da quando l'ho conosciuto. "Le idee sono uomini, / Che ogni tanto si voltano / Osservando i minareti / Di una città quasi / Inesistente". Grazie Nabil. Dal tuo amico un augurio di diventare tanto grande quanto di restare tanto umile quanto tu già sei. Alessandro Canzian - Samuele Editore

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  5. La statura poetica di Nabil è alta, non è possibile non coglierla immediatamente già alla prima lettura. E ogni cosa su cui posa il verso si nobilita, credo che sia questo quello che mi affascina della sua scrittura.

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  6. Le poesie di Nabil sono colme di versi che si fanno forza e potenza suadente ,pur nella malinconica coscienza del tempo che imperversa e non pare sia pronto a cambiare,al contrario ...Nabil abbraccia il desiderio di cambiamento e ,forse,spera che non sia troppo tardi per divenire uomini che abbandonano la violenza per divenire popolo unito e amante della pace fraterna e solidale che''dovrebbe''unire ogni popolo all'altro.

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