mercoledì 9 maggio 2012

THOMAS STEARNS ELIOT - QUATTRO POESIE IN FRANCESE





     Thomas Stearns Eliot nasce a Saint Louis, nello stato del Missouri (USA), il giorno 26 settembre 1888. La famiglia, di origini britanniche, appartiene alla borghesia benestante: il padre è direttore di una fabbrica di mattoni e la madre discende da un’antica famiglia del Massachusetts. Il giovane Eliot già a dieci anni dimostra particolare interesse per la poesia, tanto che il giornalino scolastico ne pubblica alcune sue.
     Nel 1906 si iscrive ad Harvard, dove vive gli anni universitari e il prolifico ambiente intellettuale di Boston. Studia francese, tedesco, letteratura inglese, storia medievale e storia della filosofia. Nel frattempo, s’interessa – e ne approfondisce lo studio – della Divina Commedia e di Dante Alighieri, a cui poi dedicherà uno dei suoi più noti saggi. Segue un corso sui poeti metafisici e incontra Conrad Aiken, poeta con cui instaura una profonda e duratura amicizia. Legge saggi di Arthur Symons e rimane colpito dalla poesia di Jules Laforgue. Grazie alla lettura di “The spirit of Romance”, di Ezra Pound, scopre poi i provenzali e gli stilnovisti.
     Nel 1911 si iscrive alla Sorbona, dove rimane per un certo periodo, fino a quando rientra a Harvard per conseguire il dottorato in filosofia. Nel giugno 1914, conclusa l’università, si reca a Parigi; due mesi dopo ottiene una borsa di studio che lo porta per un anno a Londra, presso il Merton College di Oxford.
     Nel 1915 conosce Vivienne Haigh-Wood, che diviene ben presto sua moglie. La coppia prende in affitto una camera nella casa del filosofo Bertrand Russell. Eliot deve far fronte alle ristrettezze economiche sopravvenute: il padre, che disapprova la sua scelta di proseguire la carriera accademica, gli rifiuta ogni aiuto. Eliot inizia così a lavorare come insegnante. In seguito, grazie all’interessamento della famiglia di Vivienne, entra come impiegato, alla Lloyds Bank , dove rimarrà per quasi dieci anni.
     Nello stesso periodo viene nominato vicedirettore di “The Egoist”, rivista alla cui sezione letteraria lavora Ezra Pound.
     Nel 1917 esce la prima raccolta di poesie di Eliot: “Prufrock e altre osservazioni” (“Prufrock and other observations”); del 1919 e del 1922 sono rispettivamente “Poesie” e “La terra desolata”.
     Dal 1923 è direttore della rivista “The Criterion”, poi della casa editrice Faber and Faber. Nel 1927 riceve la cittadinanza inglese e si converte all’anglicanesimo, passo che influisce notevolmente sulla sua produzione letteraria (nel 1933 diverrà Vicar’s Warden, la più alta posizione di un laico nella chiesa anglicana). È di questo periodo anche l’interessamento di Eliot per il teatro, che trova concretizzazione con la produzione di saggi e lavori come “Assassinio nella cattedrale”, “La riunione di famiglia”, “Cocktail party”, “L’impiegato di Fiducia” e “Il grande statista”.
     Tra gli anni ’30 e gli anni ’40 Eliot si concentra in particolar modo sui problemi etici e filosofici della società moderna. L’opera di Eliot verrà inscritta nel contesto del cosiddetto “modernismo”, movimento che nel periodo tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale comprenderà e rivoluzionerà tutte le arti: tutti gli autori modernisti vengono accomunati dal rifiuto della tradizione letteraria vittoriana e dal recupero della poesia del Seicento inglese.
     Dopo una riflessione travagliata, decide di separarsi dalla moglie, facendola ricoverare in un istituto per malati mentali, dove morirà nel 1947. La morte della moglie lascerà per sempre un senso di colpa nell’animo del poeta, che comunque si sposerà nuovamente nel 1957.
     Thomas Stearns Eliot viene insignito nel 1948 del premio Nobel per la letteratura, “for his outstanding, pioneer contribution to present-day poetry” (“per il suo straordinario, pionieristico contributo alla poesia contemporanea”).
     Muore a causa di un enfisema polmonare a Londra il 4 gennaio 1965. Le sue ceneri, come da sue volontà, vengono deposte nella Chiesa di San Michele a East Coker (il villaggio dal quale gli antenati di Eliot emigrarono in America): una piccola targa lo commemora. A due anni dalla scomparsa una grande pietra in memoriam è stata posta sul suolo del “Poets’ Corner”, nell’Abbazia di Westminster a Londra. 
BIBLIOGRAFIA 
 


Poesia
  • Prufrock and Other Observations (1917).
  • Poems (1920).
  • Ara Vos Prec (1920).
  • The Waste Land (1922).
  • The Hollow Men (1925).
  • Ash Wednesday (1930).
  • Ariel Poems (1927-1954).
  • Unfinished Poems.
  • Minor Poems.
  • Choruses from "The Rock" (1934).
  • Old Possum's Book of Practical Cats (1939).
  • Four Quartets (1945).
  • Occasional Verses.
Teatro
  • Sweeney Agonistes (1926). Prima rappresentazione: 1934.
  • The Rock (1934). Tradotto in italiano come La rocca.
  • Murder in the Cathedral (1935).
  • The Family Reunion (1939).
  • The Cocktail Party (1949).
  • The Confidential Clerk (1954).
  • The Elder Statesman (1959). Prima rappresentazione: 1958.
Saggi
  • Ezra Pound. His Metric and Poetry (1917).
  • The Sacred Wood: Essays on Poetry and Criticism (1920),
  • The Second-Order Mind (1920).
  • Tradition and the individual talent (1920),
  • Homage to John Dryden (1924).
  • Shakespeare and the Stoicism of Seneca (1928).
  • For Lancelot Andrewes (1928).
  • Dante (1929).
  • Thoughts after Lambeth (1931).
  • Selected Essays 1917-1932 (1932).
  • The Use of Poetry and the Use of Criticism (1933).
  • After Strange Gods (1934).
  • Elizabethan Essays (1934).
  • Essays. Ancient and Modern (1936).
  • The Idea of a Christian Society (1940).
  • Points of View (1941).
  • The Music of Poetry (1942).
  • The Classic and the Man of Letters (1942).
  • Reunion by Destruction (1943).
  • What Is Classic? (1945).
  • On Poetry (1947).
  • Milton (1947).
  • Notes Towards the Definition of Culture (1948).
  • Poetry and Drama (1951).
  • The Three Voices of Poetry (1954).
  • The Froniers of Criticism (1956).
  • Essay on Poetry and Poets (1957).
  • George Herbert (1962).
  • Knowledge and Experience in the Philosophy of F. H. Bradley (1964).
  • To Criticize the Critic (1965).

Pubblicazioni italiane 

Traduzioni

  • Dante, a cura di Luigi Berti, Modena-Parma: Guanda, 1942.
  • Assassinio nella cattedrale, trad. di Cesare Vico Lodovici, Roma: Edizioni italiane, 1945.
  • Appunti per una definizione della cultura, trad. di Giorgio Manganelli, Milano: Bompiani, 1952; 1967.
  • Poesie, a cura di L. Berti, Parma: Guanda, 1955.
  • Sulla poesia e sui poeti, trad. di Alfredo Giuliani, Milano: Bompiani, 1960; Milano: Garzanti, 1975.
  • Poesie, prefazione e trad. di Roberto Sanesi, Milano: Bompiani, 1961.
  • La terra desolata. Frammento di un agone. Marcia trionfale, prefazione e trad. di Mario Praz, Torino: Einaudi, 1963; 1970; 1985.
  • T. S. Eliot tradotto da Eugenio Montale, Milano: Vanni Scheiwiller All'insegna del pesce d'oro, 1963 
  • Saggi elisabettiani, a cura di Alfredo Obertello, Milano: Bompiani, 1965.
  • Teatro, a cura di Salvatore Rosati, trad. di Alberto Castelli e Desideria Pasolini Dell'Onda, Milano: Bompiani, 1966 
  • Il bosco sacro: saggi sulla poesia e la critica, a cura di Luciano Anceschi, trad. di Vittorio Di Giuro e A. Obertello, Milano: Bompiani, 1967; 1985.
  • Ezra Pound: metrica e poesia, a cura di Laura Caretti, Milano: All'insegna del pesce d'oro, 1967.
  • Saint-John Perse, Anabase, con le trad. inglese di T. S. Eliot (1930) e italiana di Giuseppe Ungaretti, Verona: Le rame, 1967.
  • Cori da "La Rocca", a cura di R. Sanesi, Milano: Arnoldo Mondadori Editore, 1971; con introduzione di Piero Bigongiari, Milano: Rizzoli, 1994.
  • La terra desolata, trad. di Elio Chinol, con 11 disegni di Ernesto Treccani, Ravenna: Loperfido, 1972.
  • Assassinio nella cattedrale: sacra rappresentazione, a cura di R. Sanesi, prefazione di Luca Doninelli, trad. di Tommaso Giglio e Raffaele La Capria, Milano: Bompiani, 1974.
  • L'uso della poesia e l'uso della critica, e altri saggi, a cura di R. Sanesi, Milano: Bompiani, 1974.
  • La terra desolata, introduzione e trad. di Alessandro Serpieri, Milano: Rizzoli, 1982; 1985.
  • Assassinio nella cattedrale, introduzione di Valerio Fissore, trad. di A. Castelli, Milano: Mursia, 1987.
  • Il libro dei gatti tuttofare, prefazione di Emilio Tadini, trad. di R. Sanesi, Milano: Bompani, 1990.
  • Opere 1904-1939, a cura di R. Sanesi, Milano: Bompiani, 1992.
  • La terra desolata, a cura di Angelo Tonelli, Milano: Crocetti, 1992.
  • "Sassinament te catedral", traduzione di Gianni Nazzi, Clape cultural Aquilee, Gurize Pordenon Udin 1995
  • Quattro quartetti, introduzione di Attilio Brilli, trad. di Filippo Donini, Milano: Garzanti, 1992.
  • Opere 1939-1962, a cura di R. Sanesi, Milano: Bompiani, 1993.
  • Scritti su Dante, a cura di R. Sanesi, trad. di V. Di Giuro, Giovanni Vidali e Gloria Rivolta, Milano: Bompiani, 1994; 2001.
  • Tutto il teatro, a cura di R. Sanesi, Milano: Bompiani, 1994 (2 voll.).
  • Cori da "La Rocca", a cura di Franco Loi, Milano: Rizzoli, 1996.
  • Poesie 1905/1920, prefazione e trad. di Massimo Bacigalupo, Roma: Newton Compton, 1995.
  • La terra desolata e Quattro quartetti, introduzione di Czesław Miłosz, trad. di Angelo Tonelli, Milano: Feltrinelli, 1995.
  • L'idea di una società cristiana, a cura di Marco Respinti, Milano: Gribaudi, 1998.
  • La sorella velata, poesie scelte, a cura di Lorenza Gattamorta, introduzione di Davide Rondoni, Milano: Rizzoli, 2000.
  • Quattro quartetti, a cura di Elio Grasso, Bari: Palomar, 2000.
  • Intervista con T. S. Eliot, a cura di Donald Hall, trad. di Valentina Pigmei, introduzione di Pasquale Panella, Roma: Minimum fax, 2000.
  • La terra desolata, a cura di Giuseppe Massara; con una nota di Nadia Fusini, Brescia: l'Obliquo, 2002.
  • Quattro quartetti, a cura di Audrey Taschini, Pisa, Edizioni ETS, 2010. ISBN 88-87467-32-3.
  • La terra desolata, per la traduzione e cura di Erminia Passannanti, Oxford: The Mask Press, 2011. ISBN 978-1-4812-7723-5.  





Nota per il lettore:
i versi di seguito pubblicati sono tratti dal libro:
T. S. ELIOT, POESIE, a cura di Roberto Sanesi, con un’introduzione di David Gascoyne, Bompiani, Milano, 1996/2011.





LE DIRECTEUR


Malheur à la malheureuse Tamise 

Qui coule si près du Spectateur.
Le directeur
Conservateur
Du Spectateur
Empeste la brise.
Les actionnaires
Réactionnaires
Du Spectateur
Conservateur
Bras dessus bras dessous
Font des tours
A pas de loup.
Dans un égout
Une petite fille
En guenilles
Camarde
Regarde
Le directeur
Du Spectateur
Conservateur
Et créve d’amour





MELANGE ADULTERE DE TOUT



En Amérique, professeur;

En Angleterre, journaliste;
C’est à grands pas et en sueur
Que vous suivrez à peine ma piste.
En Yorkshire, conférencier;
A Londres, un peu banquier,
Vous me paierez bien la tête.
C’est à Paris que je me coiffe
Casque noir de jemenfoutiste.
En Allemagne, philosophe
Surexcité par Emporheben
Au grand air de Bergsteigleben;
J’erre toujours de-ci de-là
A divers coups de tra là là
De Damas jusqu’à Omaha.
Je célébrerai mon jour de fête
Dans une oasis d’Afrique
Vêtu d’une peau de girafe.

On montrera mon cénotaphe

Aux côtes brûlantes de Mozambique





LUNE DE MIEL



Ils ont vu les Pays-Bas, ils rentrent à Terre Haute;

Mais une nuit d’été, les voici à Ravenne,
A l’aise entre deux draps, chez deux centaines de punaises;
La sueur aestivale, et une forte odeur de chienne.
Ils restent sur le dos écartant les genoux
De quatre jambes molles tout gonflées de moursures.
On relève le drap pour mieux égratigner.
Moins d’une lieue d’ici est Saint Apollinaire
En Classe, basilique connue des amateurs
De chapitaux d’acanthe que tournoie le vent.

Ils vont prendre le train de huit heures

Prolonger leurs misères de Padoue à Milan
Où se trouve la Cène, et un restaurant pas cher.
Lui pense aux pourboires, et rédige son bilan.
Ils auront vu la Suisse et traversé la France.
Et Saint Apollinaire, raide ascétique,
Vieille usine désaffectée de Dieu, tient encore
Dans ses pierres écroulantes la forme précise de Byzance





DANS LE RESTAURANT



Le garçon délabré qui n’a rien à faire
Que de se gratter les doigts et se pencher sur mon épaule:
“Dans mon pays il fera temps pluvieux,
Vu vent, du grand soleil, et de la pluie;
C’est ce qu’on appelle le jour de lessive des gueux.”
(Bavard, baveux, à la croupe arrondie,
Je te prie, au moins, ne bave pas dans la soupe).
“Les saules trempés, et des bourgeons sur les ronces —
C’est là, dans une averse, qu’on s’abrite.
J’avais sept ans, elle était plus petite.
Elle était toute mouillée, je lui ai donné des primevères.”
Les taches de son gilet montent au chiffre de trente-huit.
“Je la chatouillais, pour la faire rire.
J’éprouvais un instant de puissance et de délire”

Mais alors, vieux lubrique, à cet âge…

“Monsieur, le fait est dur.
Il est venu, nous peloter, un gros chien;
Moi j’avais peur, je l’ai quittée à mi-chemin.
C’est dommage.”
Mais alors, tu as ton vautour!
Va t’en te décrotter les rides du visage;
Tiens, ma fourchette, décrasse-toi le crâne.
De quel droit payes-tu des expériences comme moi?
Tiens, voilà dix sous, pour la salle-de-bains.

Phlébas, le Phénicien, pendant quinze jours noyé,

Oubliait les cris des mouettes et la houle de Cornouaille,
Et les profits et les pertes, et la cargaison d’étain:
Un courant de sous-mer l’emporta très loin,
Le repassant aux étapes de sa vie antérieure.
Figurez-vous donc, c’était un sort pénible;
Cependant, ce fut jadis un bel homme, de haute taille. 
      

++++++++++++++++++++++++++++                                     


IL DIRETTORE


Sventura allo sventurato Tamigi che scorre 
Cosi vicino allo Spettatore.
Il direttore
Conservatore
Dello Spettatore
Ammorba l’aria.
Gli azionisti
Reazionari
Dello Spettatore
Conservatore
Vanno a braccetto
Fanno dei giri
Con passi di lupo.
Da una cloaca
Una ragazzetta
Tutta coperta
Di stracci tira
Le cuoia e mira
Il direttore
Dello Spettatore
Conservatore
E si muore d’amore





RIMESCOLANZA ADULTERA DI TUTTO


In America, professore;
In Inghilterra, giornalista;
È a grandi passi e con molto sudore
Che seguirete a fatica la mia pista.
Nello Yorkshire, conferenziere;
A Londra, un po’ banchiere,
Me la dovrete pagare assai cara la testa.
Vado a Parigi a farmi pettinare
Il casco nero da menefreghista.
In Germania, filosofo
Sovreccitato dall’Emporheben
All’aria aperta del Bergsteigleben;
Corro continuamente qua e là
A colpi vari di tra là là
Da Damasco a Omaha.
Celebrerò la mia festa
In mezzo a un’oasi d’Africa
Vestito d’una pelle di giraffa.

Mostreranno il mio cenotafio
Lungo le coste brucianti del Mozambico





LUNA DI MIELE 


Hanno visto i Paesi Bassi, rientrano a Terre Haute;
Ma una notte d’estate eccoli là a Ravenna,
Fra due lenzuola, distesi, fra centinaia di cimici;
Sudore estivo e un forte odore di cagna.
Restano sulla schiena divaricando i ginocchi
Di quattro gambe molli tutte enfiate dai morsi.
Scostano le lenzuola per grattarsi meglio.
A meno d’una lega di distanza c’è Sant’Apollinare
In Classe, basilica assai nota agli amatori
Dei capitelli d’acanto che sfidano il vento a tenzone.

Vogliono prendere il treno delle otto 
Prolungare le loro miserie da Padova a Milano 
Dove si trova la Cena, e anche un ristorante a buon mercato. 
Lui pensa alle mance, redige il suo bilancio. 
Avranno visto la Svizzera e attraversato la Francia. 
E Sant’Apollinare, teso e ascetico, 
Vecchia fabbrica di Dio ormai in disuso, mantiene 
Nelle sue pietre che crollano la forma precisa di Bisanzio





AL RISTORANTE


Il cameriere piuttosto malridotto che non ha altro da fare
Che grattarsi le dita e starmi ripiegato sulla spalla:
“Al mio paese dev’esserci un tempo piovoso,
Vento, un gran sole, e pioggia: è quello che si dice
Il giorno del bucato dei barboni”.
(Chiacchierone, bavoso, con la zucca tonda,
Ti prego, almeno, non mi sbavare dentro la minestra.)
“I salici inzuppati, e i germogli sui pruni —
È là, in un temporale, che ci si va a nascondere.
Avevo sette anni, lei era più piccola.
Era tutta bagnata, le regalai delle primule”.
Sul suo gilet le macchie sono trentotto almeno.
“Le facevo il solletico, per farla ridere.
Provai un istante di potenza e di delirio”.

Ma allora, vecchio sconcio, a quell’età…
“Signore, la faccenda è dura.
Venne a scodinzolarci attorno un grosso cane;
Io mi presi paura, la lasciai a mezza strada.
Che peccato”.
Ma allora, hai il tuo avvoltoio!
Vai a farti lustrare le grinze della faccia;
Tieni la mia forchetta, sgrassati bene il cranio.
Con che diritto ti paghi le esperienze come me?
Tieni, eccoti dieci soldi per il bagno.

Phlebas, il Fenicio, da quindici giorni annegato,
Dimenticò il grido dei gabbiani e il mare lungo della 
                    Cornovaglia,
E i profitti e le perdite, e il carico di stagno: 
Una corrente sottomarina Io portò lontano,
Facendolo passare per gli stadi della sua vita anteriore.
Figuratevi, dunque, che destino triste;
Tuttavia, un tempo era stato un bell’uomo, e anche alto.  

+++++++++++++++                                                                             




     « […] Un identico procedere [rispetto a quello intrapreso da Ezra Pound] ha ben altro esito nell’opera di Thomas Stearns Eliot che, fin dall’inizio, trova soluzioni personalissime ed efficaci, grazie anche alla sua capacità di mantenere l’equilibrio fra intelletto e senso, come voleva l’Imagismo riprendendo il principio chiave dei poeti metafisici. Quando nel 1917 esce Prufrock e altre osservazioni, l’autore ha già discusso con Pound, fin dal 1914, il nucleo centrale dell’opera. Il personaggio monologante, Prufrock, appunto, descrive situazioni di vita cittadina degradata in una lingua bassa e mimetica. Il senso di squallore quotidiano che pervade le sue osservazioni divaganti rappresenta una tale novità da farne (almeno fino alla Terra desolata) il vero manifesto della nuova poesia. Una sottile vena musicale e comica, e uno sguardo lucido e penetrante, consentono al giovane poeta di uscire dallo schermo rigido della maschera per affermare, attraverso il suo personaggio, i pensieri e le ansie effettive della coscienza.
     Nel 1920, la seconda raccolta, Poesie, e un libro di saggi, Il bosco sacro, consacrano definitivamente Eliot come poeta di primo piano. Partendo dalla teorizzazione di Pound, Eliot dà un contributo decisivo al trionfo delle nuove idee, con un saggio famoso come «Tradizione e talento individuale», e interventi su Dante e alcuni elisabettiani.
     Nel 1922 esce, ampiamente corretta da Pound, La terra desolata: con il celebre poemetto si apre la nuova era della poesia moderna che, attraverso territori inesplorati, va alla ricerca di nuove identità (Quando non rifiuta l’identità stessa). La messa in risonanza contemporanea dell’intera letteratura mondiale ha qui il suo esito più alto: senza limiti di tempo e di luogo si assiste, nelle varie sezioni, a un vero viaggio attraverso i secoli nei grandi libri della storia. È un viaggio attraverso un mondo allucinato, fra le rovine delle civiltà che, nel nostro secolo, paiono lanciarsi in un ultimo, disperato, salto nel vuoto.
     Il disegno generale e il simbolismo della Terra desolata è costruito, a partire dal libro di J.L. Weston, come indicato da Eliot stesso, intorno al mito del Graal e ai riti della fertilità e della vegetazione contenuti in un altro, famosissimo, testo di antropologia: Il ramo d’oro di J.G. Frazer. Con queste e molte altre implicazioni, collegando frammenti, discorsi e immagini, anche a rischio di un ermetismo che talvolta mette a dura prova il lettore, il poemetto raggiunge una tensione drammatica che esprime appieno le potenzialità del «metodo mitico», particolarmente efficace, almeno in quel momento, nel mettere a nudo le sorti disperate e catastrofiche della civiltà novecentesca.
     Con gli anni Trenta, la posizione di Eliot muta, si istituzionalizza la sua funzione critica e la sua poesia si fa più aperta e discorsiva finché, con i Quattro quartetti, 1936-42, la sua «rilettura» della Bibbia segna uno dei momenti più alti della poesia religiosa contemporanea. Il «metodo mitico» lascia il posto a un tono meditativo alto, a una contemplazione riflessiva sul tempo e sulle sorti degli uomini: «Il tempo presente e il passato / Son forse presenti entrambi nel tempo futuro ».
     Tutto tende a un solo fine, un punto limite verso cui confluisce, come un fiume maestoso: è l’attimo rivelatore, l’epifania di un impossibile equilibrio, l’intuizione di qualcosa che si arresta (lo still point di cui si può leggere nelle pagine di quest’antologia) nel flusso continuo del mondo. E il punto fermo in cui, però, qualcosa danza. È la poesia che fa posto a esperienze al limite, quasi impossibili da dire, ma che per un attimo vengono fissate, come quell’uccello che sembra librarsi, un istante, immobile in cielo mentre tutto gli si arresta intorno. Un attimo, e poi ogni cosa riprende il suo corso, lasciando negli occhi il senso di una novità, nitida, distanziata, ordinata nello spazio. […] » 

Ermanno Krumm [dall’Introduzione a: Poeti inglesi, in: “Poesia europea del Novecento, 1900_1945”, Skira, Milano, 1996.]









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3 commenti:

  1. ... the end of all our exploring
    Will be to arrive where we started
    and know the place for the first time.

    ... Il fine di tutto il nostro esplorare
    Sarà di giungere al punto da cui siamo partiti
    E di conoscere il luogo per la prima volta.

    (T. S. Eliot, "Four Quartets")

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  2. La poesia di T.S.Eliot,conserva la benevolenza degli eventi e dispone delle riflessioni come fossero di un racconto avventuroso che impiega ruoli e luoghi in scenari molto poco stereotipati,quasi nuovi per il movimento che creano.Il lessico è quello forbito di chi sa esprimersi facilmente.Non è costruito,ne artificioso.Permette un coinvolgimento immediato e dinamico,quasi a sorprenderci di una nostra presenza in ogni contesto che va inteso,scoperto,respirato.L'autore descrive e pensa,permettendo una verifica dei luoghi e di se stesso,davvero autentica e fedele,al punto di stilizzarla,di domarla nella sua poesia.

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  3. Lo ammetto. Non conosco il francese e ho un debole per quest'uomo, come poeta e come critico. Le due cose non sono correlate, ma servono a spiegare che, nonostante la mia ignoranza del francese, ho letto le poesie - aiutata, ebbene sì ...
    Sempre affascinante quell'ironia sottile che permea ogni sua opera- e che di ogni opera fa un qualcosa di assolutamente unico e riconoscibile - : aiuta a guardare più in là e a farlo con occhi più attenti. Leggere i suoi scritti,leggerli senza altro suono che quello delle pagine sfogliate, è un'epifania. E' scorgere significati inediti in tutto ciò che si conosce attraverso le sue riflessioni dense, i suoi versi limati all'esasperazione; è ribaltare schemi culturali e mentali, e commuoversi perché lì dentro ci siamo anche noi, con le nostre stupide esaltanti piccole quotidianità e schizofrenie, i nostri eroismi e i nostri esorcismi privati, i nostri snobismi e le nostre meschinità; c'è lo sguardo che scruta dentro - implacabile -, e le lacrime, la guerra, il Tempo. Grazie per avercelo 'regalato' attraverso il blog.

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