Naim Araidi appartiene a una
generazione di scrittori israeliani la cui vocazione è quella di cercare di
coniugare identità e cultura comuni. La sua opera letteraria, che si esprime
altrettanto bene sia in ebraico che in arabo, è ricca di diverse raccolte di
poesie, saggi e prose (racconti e un romanzo). In particolare, la poesia di
Naim è gravida di forti simboli di apertura, di interazione e scambio costante
fra le varie culture, di una vera e propria fusione religiosa e etnica fra
ortodossi, musulmani e drusi (culture, religioni, etnie prevalenti a Maghar e
in Galilea). Il nostro poeta è considerato il
portavoce dei valori drusi. Noi tuttavia crediamo che tanto la vita quanto l’opera di quest’uomo abbiano avuto, e manterranno per sempre, un respiro e una voce inevitabilmente universali.
MA I POETI NON MUOIONO MAI
Il 2 ottobre scorso è successo qualcosa che ha segnato per molti un momento fatale, per alcuni si è trattato di un nuovo inizio della vita e di sé. Il 2 ottobre scorso è morto Naim Araidi. Ma a distanza di un mese da quella data la sua speranza è più viva che mai. La memoria dei suoi giorni terreni, il suo esempio di vita, ci spingono a sapere, a riconoscerci, ad amare quest’uomo come la stessa vita. Conoscerlo soltanto attraverso le sue poesie tradotte in italiano, come è accaduto e accade a me, ha effetti inaspettati. E gli atti conseguenti sono ispirati da un imprevisto amore verso le cose, verso le persone.
Anche per chi non lo ha mai incontrato, Naim è vivo.
Solo questo è accaduto (ed è importante), che il suo invecchiare a un tratto si è fermato.
E si capisce adesso quanto Naim abbia ragione a dire che i poeti non muoiono mai.
Oggi, dopo una pausa molto lunga, nel nome di Naim e della Poesia, riprendiamo le pubblicazioni su questo blog.
Antonino Caponnetto
Nella foto: a sinistra, Naim Araidi; a destra, particolare della prima di copertina del libro Canzoni di Galilea [immagine (modificata) da: http://www.seamedizioni.it/tag/naim-araidi/] |
DALLA PREFAZIONE DI STEFANIA BATTISTELLA
[...] Una raccolta, questa, la prima in lingua italiana, con tutte le comprensibili difficoltà, quindi, che porta nel suo titolo un universo pronto da scoprire: se si hanno occhi consapevoli della storia di quelle terre ma anche, in maniera più generale, se si conosce almeno un po’ la cultura araba; infatti l’arte del dialogo è molto radicata in questo libro: Naim esprime con tre parole dei concetti che portano al loro interno vicissitudini che nemmeno in cent’anni si sono appianate, eppure al Poeta bastano pochi versi per spiegare l’universo ad anime capaci di sentire echi poetici, fino al punto da lasciar intuire una possibile soluzione ai mali della terra, così viene da chiedersi se l’uomo è davvero quello stesso tanto stupido da creare guerre, così come intelligente abbastanza da ricostruire dalle macerie, di nuovo, un universo di pace.
Come se la cultura araba fosse portatrice di una forma di conoscenza superiore e per questo condannata a lotte interne, anche in questa raccolta si avverte una consapevolezza, se non superiore, diversa da quella che la nostra società occidentale ci ha abituati; rincorriamo cose materiali e terrene senza tenere, a volte, minimamente conto del nostro essere e del suo significato, dopotutto troviamo nelle religioni risposte a domande esistenziali così decrepite, colpevoli d’aver creato correnti dannose per l’uomo stesso:
“Quando mi sono seduto per riposare
hanno detto:
la poesia è dietro di te
e la scienza davanti
fra loro
il tuo cuore è lacerato.[…]”
Questo libro dal sapore orientale porta venti filosofici e pagine bibliche, quasi a voler insegnare all’uomo le proprie origini per ricordarsi di se stesso e di quello che potrebbe essere, se solo riacquistasse parte del proprio passato che, in questa raccolta, è disseminato con tanto di particolari dietro ad ogni singola parola e questo, azzarderei, è tipico di quella cultura araba che ci sorpassa senza nemmeno farsi vedere, tanta è la velocità di quella marcia in più:
“Ogni volta che io ti vedo gela la luce fra noi,
abisso generazionale,
impedendo il rinascere della mia giovinezza
questo è il segreto che ci separa.[…]”
Velocità in più che, forse, tradisce anche se stessa ponendo interrogativi che, ancora oggi, generano dibattiti in cui l’opinione popolare si spacca paurosamente, generando correnti opposte pronte a sacrificarsi pur di far vivere il loro spirito.
Troviamo molto altro in questa breve raccolta, come fare a introdurre un libro di poesie che racchiude la storia della cultura araba antica e contemporanea?
Davvero non saprei e questo, come dicevo, è una occasione d’oro per provare a capire che l’uomo può scegliere di mettere assieme quello che di buono riesce a trovare, a prescindere dalla lingua parlata e dal colore della pelle, creando così un “superuomo” nietzscheano più consapevole e degno dell’intelligenza e potenzialità che madre natura, o chi per essa, ha provveduto a donare, affermando così davanti a se stesso i valori, questa volta sì, più assoluti e giusti, senza il minimo pericolo di ricadere negli errori che la storia prontamente ci ricorda.
Per concludere mi fa piacere ricordare che questo libro esce nella storica collana già Pellicanolibri, dove sono apparsi autori, anch’essi per la prima volta editi in Italia, quali Manuel Vázquez Montalbán, Alejandro Jodorowsky, Fernando Arrabal, o dimenticati come Anna Maria Ortese, Goliarda Sapienza, Dario Bellezza e, famosissimi quali Alberto Moravia. La qualità e il prestigio, forse, c’entrano molto poco con la popolarità.
Stefania Battistella
Lasciatemi tornare
Lasciatemi tornare alla madreterra
al mio vecchio paese,
alle pareti paurose delle tombe
lasciatemi tornare
al canto degli uccelli
al canto del gallo
alla terra dei cactus
e dei cipressi
alle gocce d’acqua
alla sorgente del villaggio
al mio insegnante di nuoto
che mi ha aiutato
a sopravvivere nell’oceano
della vita e nei mari
di ogni città...
permettetemi di tornare al lato orientale
o straniero, non importa
lasciatemi tornare a me stesso...
Lasciatemi prendere ciò che vi piace dell’occidente
m’è costata la vita e gli anni migliori senza sorridere
mai
prendete le vostre macchine per autostrade mortali
tutti i telefoni cellulari
tutti gli schermi piatti
tutti gli strumenti sofisticati della vita moderna
alle pareti paurose delle tombe
lasciatemi tornare
al canto degli uccelli
al canto del gallo
alla terra dei cactus
e dei cipressi
alle gocce d’acqua
alla sorgente del villaggio
al mio insegnante di nuoto
che mi ha aiutato
a sopravvivere nell’oceano
della vita e nei mari
di ogni città...
permettetemi di tornare al lato orientale
o straniero, non importa
lasciatemi tornare a me stesso...
Lasciatemi prendere ciò che vi piace dell’occidente
m’è costata la vita e gli anni migliori senza sorridere
mai
prendete le vostre macchine per autostrade mortali
tutti i telefoni cellulari
tutti gli schermi piatti
tutti gli strumenti sofisticati della vita moderna
non c’è necessità di uccidermi, di lasciarmi morire
per uccidere
chi ha gelosia
nei miei confronti.
per uccidere
chi ha gelosia
nei miei confronti.
Amiamo la letteratura
Abbiamo tristezza sufficiente per una e mille canzoni
abbastanza rossore per la nostra pelle orientale
una parte per la guerra,
una per sconfitte e inganni
una dolce madreterra è dentro di noi
noi, duplici, pigri, miraggio nel deserto
siamo un rebus!
Tristezza non abbatterci, nati da sanguisughe
camminiamo tuttavia dolcemente sulla sabbia
dormendo su tappeti in terre deserte
dentro di noi
la crudeltà, i beduini, i pastori sulle colline
a piedi nudi delle strade
oggi
come nelle giornate più lunghe
Oh tempi arabi!
Oh tristezza non trattarci con la crudeltà di sempre
amiamo la letteratura!
amiamo la Letteratura!
Canzoni di Galilea
1
Stasera Galilea dormiva sul seno della mia amata
sognando un’infanzia esiliata,
annidata nella barba di Harmon.
Un cavaliere venuto dall’est per la schiusa,
le uova si spaccarono lentamente,
una città emerse, per essere chiamata Safad.
2
La mia amante si svegliò dal suo sonno di Galilea,
l’infanzia crebbe
divenne senza numero.
3
Un antenato venne dal Libano, un principe,
così narra la storia, baciò la terra di Galilea
finché le sue labbra non furono
piene di schiuma.
4
Ho chiesto, dov’è il lago di Galilea?
Qualcuno ha detto che camminava sulla terra,
per questo Maria Maddalena ha peccato
mentre qualcuno sostiene il contrario.
5
Mi appoggiai su una quercia
vicino alla riva del lago.
Improvvisamente un diavolo alzò un grande scrigno
e una bella sirena ne uscì
per trasformare il diavolo in umano
e il re in uno schiavo.
6
Mi chinai in giù, invocando il nome di Dio,
perdendomi nel panico, finché la mia bocca
divenne secca
Non so se il fiume del battesimo l’annaffierà
o se con tuoni e fulmini il cielo potrà salvarmi.
7
Ho disegnato due ali per volare, ho volato
Galilea mi ha seguito in un posto
chiamato Mghar,
Sono caduto sulla testa per nascere
piangendo lacrime dal cuore
con un grande grido
che taglia l’eternità.
8
In quel luogo sono cresciuto e ho amato
e sposato due mogli nella legge di Dio:
Non voglio avere più nulla
solo per il mio interesse.
9
Poi un testimone ha parlato di nuove regole,
oltre ad evitare maiale e alcol:
ora la bigamia è proibita in Galilea
e avere molti amanti
è vietato
a Monte Carmelo.
10
Ho divorziato:
dicendo a me stesso, vai via,
mi sono separato da me:
credo nell’amore nella poesia nel sogno.
Ho visto
Intorno alla mia candela
ho visto una farfalla rara e strana
non c’erano tenebre nella notte,
nessuna paura su cui meditare
tristezza, solitudine o l’amore, io non so
solo una farfalla o forse un vento
quando inizia a soffiare
non so davvero, ma qualcosa ho visto
cose senza nomi né identità.
Non fuoco
non vento
non sabbia
non acqua
questo è quello che ho visto.
Cinque volte cinque vie
Ogni volta che ti vedo gela la luce fra noi,
abisso generazionale,
impedendo il rinascere della mia giovinezza
questo è il segreto che ci separa.
La realtà resta un’iscrizione tra relatività e infinito.
Aggrappato alla striscia ghiacciata dell’oceano
tra il tuo mare e la mia terra. Lo spazio è qualcosa
di spirituale. Come le stelle che sono nel tuo cielo
loro sono le stelle che vivo, sullo sfondo.
Il tuo viso è il riflesso di un vecchio sogno,
lo rivedo ogni volta che apro gli occhi
e cammino verso l’oscurità.
La mia vita
è la differenza che ci separa.
L’amore arriva
L’amore arriva secondo la direzione del vento
il battito cardiaco e le canzoni.
L’amore va come la poesia,
su gradini di occasioni mancate.
Per questo voi, amanti, siate pronti!
dovete catturare le occasioni.
Chiudete porte e finestre
sta lì proprio dove l’aria passa
l’affare è fatto per chi sa aspettare.
Queste sono canzoni, certo impossibili.
C’è sempre un’entrata per il cuore
e un’uscita per chi vuol partire.
L’amore va, l’amore viene
come un poema che solo
le palme comprendono.
Molti popoli accorreranno
Molti popoli accorreranno
e io sarò in mezzo a loro
un uomo che porta agli uomini
la poesia.
E hanno preparato le loro spade
aratri
e hanno portato solo le loro falci
a volte salmi
e io sarò fra loro
un uomo che porta agli uomini
la poesia.
I nemici diventano amici
come il cavallo del buon cavaliere
i soldati uccisi in guerra
loro sono martiri,
e quelli che vivono in pace
vivono grazie a quelle morti
Ma i poeti nella vita e nella morte restano
poeti,
e io sarò fra loro
un uomo che porta agli uomini
la poesia.
Il violino non ha affatto l’ardore
lontano dalle mani dell’uomo,
e quando in estate si scalda la pietra
possiede l’anima e forse anche il sangue.
L’uomo sbaglia
s’infuria e si agita e insulta
ma
passata la tempesta dimentica
e chiede scusa per qualsiasi cosa.
E suona una nuova melodia
e io sono in quel suono
un uomo che porta agli uomini
la poesia.
Gerusalemme dall’alto è al di sopra
Gerusalemme in basso è sopra la terra.
Prendi l’unica che hai amato
io prenderò la mia
incontriamoci a metà strada
tra cielo e terra
e molti popoli accorreranno
e io sarò fra loro
un uomo che porta agli uomini
la poesia.
la poesia.
Naim Araidi (Maghar, 2 aprile 1950 - 2 ottobre 2015), poeta, insegnante e diplomatico israeliano, appartenente alla minoranza religiosa dei Drusi.
Giovanissimo si è trasferito ad Haifa per completare la sua istruzione, fino ad insegnare nella stessa Università, in quella di Bar-Ilan, al Gordon College of Education e all’Università Araba per l’Educazione in Israele.
Come giornalista ha presentato programmi settimanali su Channel 2, sia per bambini che notiziari.
Ha fondato la rivista Al-Aswar.
Nel 1994 ha ideato e fondato il Nissan (“Primavera”) Festival durante la seconda Intifada con l’intenzione di stabilire un canale di comunicazione fra le diverse religioni che popolano il Medio Oriente. Poeti di tutto il mondo si incontrano a Maghar con poeti e giornalisti arabi e israeliani.
Ha vinto diversi premi internazionali, ricevuto due lauree honoris causa, scritto libri per bambini, poesie e opere scientifiche in ebraico e in arabo, molto è stato tradotto in altre lingue.
Canzoni di Galilea [http://www.seamedizioni.it/tag/naim-araidi/], (2013) (a cura di Stefania Battistella e Beppe Costa), Seam Edizioni , è la prima pubblicazione in italiano (con testo arabo a fronte), ora alla quarta ristampa della II edizione.
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