È stata finalmente stampata la nuova versione allargata e più corposa di SignorNò, l’antologia contro la guerra che raccoglie le testimonianze di chi la guerra l’ha davvero fatta, testimonianze che regalano a questo progetto uno spessore che va oltre la retorica. Perciò un grazie di cuore a tutti/e coloro che hanno così generosamente creduto in questo lavoro collettivo tanto impegnativo.
Ma, come sapete, questa è anche un’occasione concreta e tangibile per sostenere la causa di Fernando Eros Caro, nativo americano di ascendenza Yaqui, che marcisce da 34 anni in una minuscola cella del braccio della morte di San Quentin. Abbiamo già divulgato le ricevute dei bonifici che riguardano le somme fin qui raccolte con questo progetto straordinario e inclusivo.
Qui qualche notizia aggiuntiva
http://www.associazionepellicano.com/signorno-saai-maso-fernando-eros-caro/
Ora, vorremmo rilanciare SignorNò, confidando sulla vostra collaborazione e partecipazione attiva: già semplicemente prenotando un certo numero di copie al prezzo di costo si potranno ammortizzare le spese della stampa (già solo questo sarebbe fantastico), ma poi, ogni centesimo in più che ne verrà, contribuirà al raggiungimento di un grande traguardo, impensabile quando parliamo di qualcosa di etereo e astratto come viene normalmente percepita la poesia.
Assieme possiamo dimostrare che la poesia ha un ruolo culturale, una concretezza sociale, una forza morale che può davvero contribuire a migliorare e a migliorarci, soprattutto quando si riesce a dimostrare che tra parole e azioni non vi è alcuna distanza.
Confidiamo anche, qualora ne aveste voglia e possibilità, di organizzare eventi e iniziative sul vostro territorio, nelle scuole, nei centri di aggregazione e in ogni contesto possibile. SignorNò è un progetto nato proprio per questo, per fare un necessario lavoro di semina all’interno del tessuto sociale.[...]
Ma, come sapete, questa è anche un’occasione concreta e tangibile per sostenere la causa di Fernando Eros Caro, nativo americano di ascendenza Yaqui, che marcisce da 34 anni in una minuscola cella del braccio della morte di San Quentin. Abbiamo già divulgato le ricevute dei bonifici che riguardano le somme fin qui raccolte con questo progetto straordinario e inclusivo.
Qui qualche notizia aggiuntiva
http://www.associazionepellicano.com/signorno-saai-maso-fernando-eros-caro/
Ora, vorremmo rilanciare SignorNò, confidando sulla vostra collaborazione e partecipazione attiva: già semplicemente prenotando un certo numero di copie al prezzo di costo si potranno ammortizzare le spese della stampa (già solo questo sarebbe fantastico), ma poi, ogni centesimo in più che ne verrà, contribuirà al raggiungimento di un grande traguardo, impensabile quando parliamo di qualcosa di etereo e astratto come viene normalmente percepita la poesia.
Assieme possiamo dimostrare che la poesia ha un ruolo culturale, una concretezza sociale, una forza morale che può davvero contribuire a migliorare e a migliorarci, soprattutto quando si riesce a dimostrare che tra parole e azioni non vi è alcuna distanza.
Confidiamo anche, qualora ne aveste voglia e possibilità, di organizzare eventi e iniziative sul vostro territorio, nelle scuole, nei centri di aggregazione e in ogni contesto possibile. SignorNò è un progetto nato proprio per questo, per fare un necessario lavoro di semina all’interno del tessuto sociale.[...]
Marco Cinque, Stefania Battistella, Beppe Costa
Fernando Eros Caro (a destra nella foto) con Marco Cinque [http://www.associazionepellicano.com/signorno-saai-maso-fernando-eros-caro/] |
Ci sono in SignorNò alcune poesie i cui autori, presenti già nella precedente edizione di questo libro, hanno sfortunatamente lasciato questo mondo: Naim Araidi, Mahmoud Darwish, Samih al-Qasim, Izet Sarajlic, e Margherita Hack, prefatrice par excellence.
Alla loro memoria, e a nostro costante impegno, porremo qui i versi di questi fratelli-maestri che, col loro costante engagement di uomini e artisti, abitano ormai indelebilmente i nostri cuori. Essi costituiscono per noi dei chiarissimi esempi di vita, di quella lotta combattuta dalla ragione a costante difesa di ciò che è umano, contro tutte le forme di violenza che in ogni istante cercano di sopraffarci.
Se i poeti non muoiono mai.
Araidi, Darwish, Al-Qasim, Sarajlic.
4 poesie da SignorNò, edizione ampliata, Pellicano, 2016
Alla loro memoria, e a nostro costante impegno, porremo qui i versi di questi fratelli-maestri che, col loro costante engagement di uomini e artisti, abitano ormai indelebilmente i nostri cuori. Essi costituiscono per noi dei chiarissimi esempi di vita, di quella lotta combattuta dalla ragione a costante difesa di ciò che è umano, contro tutte le forme di violenza che in ogni istante cercano di sopraffarci.
Se i poeti non muoiono mai.
Araidi, Darwish, Al-Qasim, Sarajlic.
4 poesie da SignorNò, edizione ampliata, Pellicano, 2016
Naim Araidi
SUL MASSACRO DEI BAMBINI
(a)
I bambini in tenera età si fissano occhi dentro gli occhi,
e parlano l’uno all’altro
nel silenzio fragoroso del linguaggio della morte.
Non riuscivo a capire:
i bambini in tenera età vivono
e ancor più teneramente vanno alla morte.
Così il poeta scriveva
non in ebraico, non in arabo né in un’altra lingua,
i bambini massacrati non hanno lingua,
come il cielo testimonia.
Sembrava parlassero
ma non riuscivo a capire,
i bambini in tenera età vivono
e ancor più teneramente vanno alla morte.
Così il poeta scriveva.
Mio Dio, che stai in cielo,
che comprendi molto di più
tutto ciò che con la tua saggezza hai inventato,
la tua sapienza mi sovrasta,
e non ti accuso.
(b)
Per un momento cose che non devono
essere dimenticate vengono dimenticate:
l’uomo possiede la ragione,
l’animale il cervello,
ma non sono sicuro
per chi dei due sarebbe più facile capire,
quando il poeta rivela,
il crudele segreto della morte.
Morte qui, morte là,
un bimbo qui, una bambina là,
figlia qui, figlia là,
strappati alla vita condotti alla morte:
un pianto non ancora iniziato,
un pianto non ancora finito.
(traduzione dal testo greco di Beppe Costa)
Mahmoud Darwish
RITA E IL FUCILE
Fra Rita e i miei occhi si leva un fucile.
Quelli che conoscono Rita,
s’inchinano e pregano i suoi occhi di miele divino.
Ho baciato Rita bambina,
lei si è stretta a me, lo ricordo…
I suoi capelli mi coprivano il braccio.
Ricordo Rita
Come l’uccello ricorda la sua fontana.
Oh, Rita!
Un milione di immagini
Un milione di uccelli
Un milione di appuntamenti
Sono stati assassinati da un fucile.
Il nome di Rita, festa per le mie labbra.
Il corpo di Rita, nozze per il mio sangue.
Per due anni, mi sono perduto in lei.
Per due anni lei si è distesa sul mio braccio,
uniti nel fuoco delle nostre labbra,
siamo resuscitati per due volte.
Oh, Rita!
Chi avrebbe potuto sciogliere i nostri sguardi,
prima che si levasse un fucile?
Oh, notte di silenzio!
C’era una volta…
Una luna è calata all’alba…
Lontano, in occhi di miele
E la città ha cancellato Rita e le canzoni…
Fra Rita e I miei occhi, si leva un fucile.
(AA. VV, La terra più amata. Voci della Palestina, Manifesto Libri, Roma, 2002)
Samih al-Qasim
PAROLA D’ORDINE
- L’inchiostro odora di sangue!
- Ho il cuore buono, una brezza,
il viso puro, una nuvola.
Levo verso te la cosa più cara,
grande padre!
- L’inchiostro odora di sangue!
- Le mie pecore sono candide,
le mie labbra sono oneste,
le mani, in nome tuo, faticano
dall’alba al tramonto.
- L’inchiostro odora di sangue!
- Dalla terra dura ho creato giardini,
dalla roccia ho forgiato martelli,
ho recitato le preghiere che sapevo
nella lunga notte.
- L’inchiostro odora di sangue!
- L’ampio campo privo di recinti,
le porte della mia casa
non deludono chi bussa nella tempesta
e a tutte le bocche va il mio pane.
- L’inchiostro odora di sangue!
- Venuti da tegole acciaio sangue e nebbia,
venuti sulla bara della nostra storia,
sulle ali dei corvi
sono venuti!
Non sono serviti i sortilegi,
padre mio cieco,
non è servito il Libro.
E ora soccorri con una parola i tuoi figli!
- L’inchiostro odora di sangue!
Ho condiviso con loro la malinconia,
il mio pane, il tetto, i vestiti,
ma non divido in due mio figlio!
Padre mio squarciato dalle lance,
aiuta alla fine i tuoi figli!
- L’inchiostro odora di sangue!
- Col cuore colmo di bene,
la mia mano conosce l’aratro,
la mia spada è nel fodero
da mille anni nel fodero.
Soccorri i tuoi figli con una parola!
- L’inchiostro, triste figlio,
l’inchiostro, ascoltate?
l’inchiostro odora di sangue.
(traduzione di Wasim Dahmash)
Izet Sarajlic
ADDIO
Moriamo
Moriamo terribilmente presto
e terribilmente male
in questa città
alla fine del secolo
alla fine dell’amore.
I giovani almeno
vengono uccisi
che è il loro altissimo privilegio
in ogni guerra,
ma quando ripensiamo a come muoiono i vecchi
nei romanzi di John Galsworthy -
la morte dei vecchi
nella Sarajevo di guerra è terribile.
Moriamo
in ospedali gelidi
nei corridoi in cui scorre il sangue dei nostri concittadini
massacrati,
nelle cucine altrui e in stanze senza finestre,
esausti e umiliati
molti senza i propri cari accanto.
I dongiovanni di una volta
che non sarebbero scesi senza cravatta neppure
per aprire la cassetta della posta
(che figura avrebbero fatto
se in ascensore si fossero imbattuti
nella bella signora del quattordicesimo piano!)
muoiono con le mani sporche,
le unghie non curate,
le camicie logore,
i maglioni bruciacchiati dalle sigarette
ricordando l’ultimo
bicchiere di champagne
bevuto alla vigilia del nuovo anno 1992.
Juraj Marek si è impiccato.
Dopo aver sepolto la sua Vera
Željko aveva pensato di fare lo stesso
ma vi ha rinunciato -
per non inquietare i vicini.
E poi, tra l’altro,
due suicidi
nella stessa strada,
nello stesso caseggiato,
sarebbe stato troppo anche per una Sarajevo come questa.
Andava, come d’altronde Suljo
dopo la morte di Nina,
all’alba a cercare la sua granata,
ma le granate preferivano
le scuole e i giardini d’infanzia.
Piangendo
vendeva di tanto in tanto qualche anello di Vera o la giacca di pelle
per comprare una bottiglia di grappa scadente.
E poi,
rinviata la morte,
se ne tornava
nella sua casa deserta
piena di ricordi
con la sua angina pectoris di prima della guerra
e pensava soltanto a due cose:
quando avrebbe riabbracciato
i suoi figli, i suoi nipotini,
e quando si sarebbe rincontrato con Vera.
Uno dei due desideri si è finalmente realizzato.
Il secondo.
Certo non è stato come una volta,
all’epoca della “Omladinska Rijec”,
quando s’incontravano da Kopelman,
e cosa manca oggi a Kopelman nel cimitero
di San Giuseppe.
Quel che importa è che sono di nuovo insieme.
Importa che lui non debba più uscire
a cercare la sua granata.
E a vendere gli anelli di Vera.
a Željko Marjanovic
Naim Araidi e Beppe Costa |
Nel 1999 ha ideato e fondato il Nissan Poetry
Festival in occasione della seconda Intifada, con l’intenzione di stabilire un
canale di comunicazione fra le diverse religioni che popolano il Medio Oriente;
in questa occasione poeti di tutto il mondo si incontrano a Maghar con altri
poeti e giornalisti arabi e israeliani. Ha vinto diversi premi internazionali,
ricevuto due lauree honoris causa, scritto libri per bambini, poesie e opere scientifiche
in ebraico e in arabo, molto è stato tradotto in altre lingue. In Italia ha
pubblicato Canzoni di Galilea (Seam
2013). È stato ambasciatore d’Israele in Norvegia.
Mahmoud
Darwish (al-Birweh, 13 marzo 1941 - Houston,Texas, 9 agosto 2008) è stato
un poeta e scrittore palestinese. È autore di circa venti raccolte di poesie
(pubblicate dal 1964) e sette opere in prosa, di argomento narrativo o
saggistico. È considerato tra i maggiori poeti in lingua araba. È stato giornalista
e direttore della rivista letteraria “al-Karmel” (Il Carmelo), e dal 1994 era membro
del Parlamento dell’ANP. I suoi libri sono stati tradotti in più di venti
lingue e diffusi in tutto il mondo. Solo una minima parte della sua produzione letteraria
è stata tradotta in italiano. Darwish è stato definito dal premio Nobel per la Letteratura,
José Saramago, “Il più grande poeta del mondo”.
Samih al-Qasim.
Nato da famiglia di religione drusa nel 1939 a Zarqa’ e scomparso il 19 agosto
2014, ha vissuto in Galilea e studiato a Nazareth. Insieme a Mahmud Darwish e
Tawfiq Zayyad ha aderito al Partito Comunista Israeliano (Rakah), è stato più
volte imprigionato e assegnato a residenza coatta, nonché allontanato
dall’insegnamento, a partire dall’occupazione israeliana del 1967. Ha
pubblicato raccolte di poesie in Siria e Libano. Tradotto in più lingue
europee, è stato incluso con Darwish e Zayyad nella prima antologia di
letteratura della Resistenza palestinese, curata nel 1968 a Beirut da Ghassan Kanafani.
Qasim è sicuramente uno dei più famosi poeti palestinesi in patria e
all’estero. Diverse sue poesie nazionalistiche sono state messe in musica. È
stato direttore del giornale arabo-israeliano Koull El Arab.
Izet
Sarajlic nato a Doboj nel 1930, è scomparso a Sarajevo il 2 maggio del
2002. È considerato unanimemente uno dei principali poeti del Novecento ed è il
più tradotto poeta di tutti i tempi dalla lingua serbo-croata. È stato il poeta
testimone di una grande tragedia: la guerra di Bosnia e l’assedio di Sarajevo e
la grande voce della Sarajevo città martire dalla quale si è rifiutato di
fuggire. Nella guerra ha perso le sorelle Nina e Raza, e subito dopo la guerra,
la moglie, provata dagli stenti e dalle ristrettezze. Ha ricevuto premi e
riconoscimenti in tutto il mondo, in Italia il Premio Moravia 2001, per la
raccolta Qualcuno ha suonato
(Multimedia Edizioni).
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